Archive for giugno 2015

25.06 NO MALASCUOLA; PERUGIA PRESIDIO SOTTO SEDE PD

giovedì 25 giugno 2015

GIOVEDI 25 GIUGNO ,  IN TUTTE LE PIAZZA ITALIANE                                                             LE STESSE PAROLE ,  LA STESSA LOTTA

eNonostante l’indignazione dilagante in tutto il Paese per l’ignobile DDL  “La Buona Scuola”,   gli schiaffoni elettorali ricevuti (meno 2 milioni di voti!)   e l’enorme successo dello sciopero degli scrutini,  il Governo  del PD e del suo  Conducator Renzi  -con un’arroganza e una cecità senza precedenti-  vuole   imporre al Senato il ricatto della fiducia  sul maxi-emendamento !!
NON POSSIAMO ACCETTARE 
 QUESTO  COLPO DI MANO IN SILENZIO!!                                                
Invitiamo tutti , insegnanti, studenti e studentesse, genitori di ragazze e ragazzi che frequentano la scuola pubblica, cittadini e cittadine            ed ogni persona che abbia a cuore le sorti della scuola pubblica statale                 a manifestare il proprio sdegno e la propria rabbia  
Giovedì 25 giugno
dalle ore 17.00
sotto la Sede del Partito Democratico
in Piazza della Repubblica a Perugia

Visto che finora non l’hanno ancora capito, cercheremo di spiegare ai grandi modernizzatori del Partito Democratico –nei modi più chiari possibili - che mettere a repentaglio le fondamenta della Scuola Pubblica come stanno disinvoltamente facendo significa mettere a repentaglio non solo il principio di uguaglianza, la libertà di insegnamento, ma la stessa democrazia di questo Paese!

        AUTOCONVOCATI/E  DELLA SCUOLA PUBBLICA                                

Renzi si è arreso, vendicandosi meschinamente sui precari.

mercoledì 17 giugno 2015

 Renzi si è arreso, ma vendicandosi meschinamente sui precari. Comunque, il ritiro del Ddl, a meno di clamorose smentite, è una grande vittoria che il popolo della scuola mette a disposizione di tutti  i settori popolari: il liberismo, l’austerità, le privatizzazioni si possono battere come stiamo sconfiggendo la cattiva scuola.

 La mobilitazione prosegue per ottenere un decreto per l’assunzione stabile dei precari secondo la sentenza della Corte di giustizia europea. Confermate le iniziative in tutta Italia di oggi (a Roma manifestazione al Pantheon, ore 17) e della prossima settimana tra il 23 e il 25.  
La grandiosa mobilitazione del popolo della scuola pubblica, gli scioperi plebiscitari di maggio e di giugno, una ribellione senza precedenti sostenuta da studenti, genitori e cittadini, oltre ad essere state le cause principali dei tracolli elettorali del PD, hanno messo clamorosamente a nudo la fragilità e il dilettantismo del governo, incapace di capire che per i docenti, malgrado i tanti arretramenti di questi anni, rimane intollerabile perdere la libertà di insegnamento, essere giudicati da colleghi o presidi che non hanno alcun titolo più di loro, essere assunti e licenziati a insindacabile giudizio di un preside-padrone, ricevere premi o punizioni in base alla fedeltà al “padrone” e al suo staff. Ma in extremis, ad un passo dal burrone, Renzi ha abbandonato la folle idea di porre la fiducia sul Ddl “cattiva scuola” e - a meno di clamorose smentite estive – annuncia ora di essersi arreso, ritirando il Ddl, anche se con la formula del rinvio al prossimo anno. Purtroppo ha accompagnato questa saggia decisione – che, presa un mese fa, gli avrebbe probabilmente evitato gran parte degli schiaffoni elettorali – con una meschina e autolesionistica vendetta, ritirando anche l’assunzione stabile di una parte dei precari (57 mila sono già previsti, indipendentemente dal Ddl, dal piano triennale per reintegrare l’organico di diritto). E’ un tentativo di mettere precari contro  “stabili” che fallirà e che oltretutto danneggia ulteriormente il governo che, dopo aver perso la fiducia di centinaia di migliaia di docenti ed Ata “stabili”, si attirerà anche l’ostilità di quei precari che avevano creduto alle sue promesse. Il ritiro del Ddl aumenta, e non riduce, la necessità di stabilizzare i precari, divenendo anche l’occasione per concretizzare quel NO alle “classi pollaio” sbandierato da Renzi, collocando gli stabilizzati in aula (e non in vaghi progetti o supplenze ballerine) e riducendo il numero di alunni per classe. I docenti ed Ata precari in questione lavorano nella scuola da lungo tempo e ogni anno vengono assunti e licenziati: ad essi/e va resa  giustizia sulla base della sentenza della Corte europea che ne ha richiesto la stabilizzazione dopo 36 mesi di lavoro; e per un decreto in tal senso continueremo a batterci nei prossimi giorni.
Ma questa puerile e squallida vendetta non sminuisce l’importanza di una vittoria che ha pochissimi precedenti nell’ultimo trentennio (per la scuola solo quella contro il concorsaccio” del 2000, ma in un contesto politico più favorevole). Provvedimenti gravissimi, e distruttivi per il lavoro e per i precari, come il Jobs Act, o catastrofici per l’ambiente e il territorio come lo Sblocca-Italia non avevano messo in crisi Renzi, e lasciavano pensare che il suo governo fosse una macchina liberista inarrestabile. E invece il popolo della scuola ha battuto  - a meno di colpi di mano estivi, su cui tenere comunque alta la guardia – la macchina governativa. Si è avvalso certo dell’enorme rilievo che la questione-scuola ha nel paese, della conoscenza dei suoi problemi che gran parte dei cittadini possiede; ma anche – lasciatecelo dire – dell’esperienza storica di conflitto contro l’immiserimento materiale e culturale, contro la scuola azienda “dell’autonomia” e la scuola-quiz dell’Invalsi, che i COBAS hanno costantemente messo a disposizione di docenti, Ata, studenti. Questa nostra continuità di lotta e di proposta ha spinto stavolta anche gli altri sindacati alla lotta unitaria, che ha amplificato i nostri temi contro l’aziendalizzazione e la privatizzazione della scuola. E, a sua volta, il ruolo unitario senza precedenti dei sindacati non solo è stato parte decisiva della vittoria ma ha anche dimostrato quanto fosse, oltre che reazionaria, velleitaria la speranza di Renzi di spazzare via i sindacati e il loro ruolo, concertativo o conflittuale che sia.
Il popolo della scuola mette ora questa vittoria a disposizione dei salariati/e, dei settori popolari, giovani o meno, stanziali o migranti, che vogliono ribaltare le politiche liberiste, privatizzanti e precarizzanti: vincere si puòE le mobilitazioni unitarie continueranno in tutta Italia per l’emanazione del decreto “stabilizza-precari”, in questa settimana (oggi a Roma, al Pantheon, ore 17) e nella prossima, tra il 23 e il 25.

Renzi, sei circondato: arrenditi!

Il governo, dopo lo sciopero plebiscitario degli scrutini, prende altri ceffoni elettorali, non ha la maggioranza né in Commissione (dove voterà stanotte e domani) né in Aula, ma prosegue la sua distruttiva e suicida “campagna di Russia”. Renzi, sei circondato: arrenditi!
 Oggi, 17 giugno, proteste in tutta Italia: a Roma manifestazione al Pantheon (ore 17) per il ritiro del Ddl “cattiva scuola”
 Ci dicono che Matteo Renzi, frastornato dai ripetuti schiaffoni elettorali e dal clamoroso calo di consensi, intenderebbe addirittura mettere la fiducia sul Ddl “cattiva scuola”, a costo di far saltare il governo ed andare a catastrofiche – per lui e il PD - elezioni politiche. Per certi versi si può capire lo sbandamento del Grande Imbonitore. Era riuscito a far passare senza danni provvedimenti pesantissimi come il Jobs Act, l’Italicum ultra-maggioritario, la semi-cancellazione del Senato: e all’improvviso il mondo della scuola ha innescato una ribellione con pochissimi precedenti che, oltre ad essere stata la causa principale dei tracolli elettorali PD, ha messo a nudo la fragilità e il dilettantismo del governo. In effetti la scuola è un mondo non facilmente comprensibile: alterna fasi di letargo e immensa sopportazione a improvvisi e clamorosi moti di rivolta, plebiscitari e potenti, capaci di trascinare parti rilevanti della società. E non parliamo del “solito” ’68 o simili: ci riferiamo ai lavoratori/trici dell’istruzione che inaspettatamente buttarono per aria la pax democristiana nel 1987-8, con la nascita dei COBAS e la ribellione di centinaia di migliaia di docenti contro la gestione governativa della scuola; o che si rivoltarono contro il “concorsaccio” del 2000, provocando non solo la caduta del ministro Berlinguer, ma la sconfitta elettorale (anche allora alle Regionali) del governo e le dimissioni del presidente del Consiglio D’Alema.
Ciò che inganna i governanti a proposito della scuola è la sua capacità di assorbimento e adattamento anche di fronte a pratiche altrove inaccettabili. Ad esempio docenti ed Ata hanno sopportato la perdita di circa il 25% del salario in un ventennio; il blocco del contratti per otto anni (che ancora prosegue) e quello degli scatti di anzianità; i ridicoli quiz Invalsi come metro di valutazione; l’ingigantimento dei poteri dei presidi, l’immiserimento materiale e culturale dell’istruzione pubblica. Ma alcune cose per gli insegnanti restano intollerabili: perdere la libertà di insegnamento; essere giudicati da colleghi o presidi che non hanno alcun titolo più di loro; essere assunti o licenziati a insindacabile giudizio di un preside-padrone; ricevere premi o punizioni in base alla fedeltà al suddetto “padrone” e al suo staff. E’ incredibile che nessuno/a abbia ricordato tali inoppugnabili costanti dell’atteggiamento docente a Renzi.
Che, però, è stato anche accecato dalla sua enorme presunzione e arroganza che gli hanno fatto ignorare il consenso oceanico degli scioperi di maggio e di giugno. E a questo punto perseverare sarebbe peggio che diabolico per Renzi e il suo governo: si tratterebbe di un suicidio programmato, una sorta di insistenza in una personale “campagna di Russia” senza possibilità di vittoria. Perché, quand’anche il governo raccattasse i voti per approvare il Ddl, esso sarebbe inapplicabile nelle scuole, ove da settembre inizierebbe una guerriglia “vietnamita” che travolgerebbe i presidi-padroni e le velleità governative. Senza contare che l’influenza elettorale del mondo della scuola, come si è confermato in questi giorni, va ben al di là di essa e per Renzi durerebbe, in negativo, almeno fino al 2018 (sempre che il suo governo ci arrivi). Dunque, Renzi, prendine atto: sei circondato, arrenditi
Te lo grideremo forte oggi, con iniziative unitarie in tutta Italia per il ritiro del Ddl e per un decreto per l’assunzione stabile dei precari. 
A Roma (ore 17) si terrà al Pantheon una manifestazione con la partecipazione dei COBAS, degli altri sindacati che hanno indetto gli scioperi, di  RSU, di strutture studentesche e di genitori e di numerosi senatori/trici che si oppongono al nefasto Ddl e ad una scuola dominata da presidi padroni. Piero Bernocchi  portavoce nazionale COBAS - 16 giugno 2015

diamo le ultime spallate alla mala scuola di Renzi, il 17 giugno al Pantheon

lunedì 15 giugno 2015

  Dopo gli ottimi risultati dello sciopero degli scrutini -a livello cittadino e nazionale- e del presidio sotto la Prefettura di Terni continuiamo le mobilitazioni.
L'appuntamento è a Roma,  piazza del Pantheon  mercoledì 17 alle 17 per la manifestazione unitaria contro il DDL.

L'appuntamento è il 17/06 alle 15:00 stazione FS di Terni (davanti edicola interna), partiamo alle 15:24 (6,80€ il biglietto).
Cercate di venire per la spallata finale alla mala scuola di Renzi.

Il 17 giugno il voto finale in Commissione, prima del passaggio in aula. A Roma manifestazione unitaria al Pantheon (ore 17) per la bocciatura del Ddl

domenica 14 giugno 2015

 
Mentre prosegue lo sciopero plebiscitario, con blocchi tra l’80 e il 90% degli scrutini, in Liguria, Sardegna, Marche, Toscana, Umbria, Campania e Veneto, oggi e domani si sciopera anche in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta. E in tantissime scuole è uno “sciopero a scrutinio zero”
 
Affannosi tentativi di mediazioni a perdere all’interno del PD per salvare la cattiva scuola, evitando l’unica cosa giusta: ritiro del Ddl ed emanazione di un decreto per i precari
 
Il 17 giugno il voto finale in Commissione, prima del passaggio in aula. A Roma manifestazione unitaria al Pantheon (ore 17) per la bocciatura del Ddl
 
Anche ieri e nelle prime ore di oggi è proseguita con grande successo l’ondata dei blocchi degli scrutini in Liguria, Sardegna, Marche, Toscana, Umbria, Campania e Veneto, con scioperi che ovunque superano l’80% e in tantissime scuole sono totali, “a scrutinio zero”; così come certamente accadrà oggi e domani anche nell’ultimo gruppo di regioni (a parte l’Alto Adige) coinvolto nel calendario degli scioperi COBAS, e dove già nei giorni precedenti il blocco ha comunque operato secondo il calendario dei confederali, Snals e Gilda.
Questo enorme ed oceanico successo rende ancora più affannoso il tentativo di trovare una mediazione truffaldina e del tutto a perdere all’interno del PD – dopo gli schiaffoni elettorali e la batosta della “incostituzionalità” del Ddl votato in Commissione-  con il parto di emendamenti che costituirebbero una pezza peggiore del buco. Come ad esempio quello che obbligherebbe i presidi a cambiare sede ogni tre anni, o al massimo ogni sei. Ammissione esplicita della pericolosità dei superpoteri al preside che, lascia capire l’emendamento, una volta resi padroni stabili della propria scuola diverrebbero corruttibili: e dunque come rimedio andrebbero sottoposti a trasferimento coatto, come se qualcuno prima diffondesse i virus di un nuovo ceppo influenzale, e poi si mettesse a venderne il vaccino. 
Insomma, il PD e il governo non sembrano ancora voler prendere atto che i superpoteri vanno semplicemente cassati, le assunzioni e i licenziamenti, così come i premi e le punizioni ai docenti, sono idee e provvedimenti da cancellare per sempre, in quanto distruttivi della collegialità e dell’autonomia del lavoro docente, oltre che del buon funzionamento di una scuola di qualità.
La Commissione cultura dovrebbe votare gli emendamenti mercoledi 17. Perciò, in tale giornata, con inizio alle 17, a Roma si terrà al Pantheon una manifestazione promossa dalle scuole di Roma, con la partecipazione dei COBAS e di Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, oltre che di tante RSU, comitati e strutture studentesche e di genitori, contro la cattiva scuola di Renzi e per la bocciatura del Ddl, con la presenza di numerosi senatori/trici che si oppongono, come il popolo della scuola pubblica, al nefasto Ddl e ad una scuola dominata da presidi padroni.
 
Piero Bernocchi  portavoce nazionale COBAS
 

A TERNI, COME NEL RESTO DEL PAESE, DILAGA IL BLOCCO DEGLI SCRUTINI

giovedì 11 giugno 2015

A TERNI, COME NEL RESTO DEL PAESE, DILAGA IL BLOCCO DEGLI SCRUTINI
UN NO DECISO DEI DOCENTI ALLA NEFASTA RIFORMA DELLA SCUOLA.
Domani con il presidio dalle ora 11 alle 13 sotto la Prefettura e l’incontro col Prefetto di Terni si consegneranno le ragioni della protesta che ha attraversato tutto il paese ed ha avuto adesioni importanti anche nella nostra provincia.
I docenti delle scuole superiori di Terni hanno bloccato gli scrutini con punte altissime, che vanno dal 95% ad oltre il 60 %, scioperando contro la peggiore riforma della scuola della storia repubblicana del nostro paese.
La scuola capofila si conferma l’ITIS-CAT(ex-geometri) Allievi Sangallo dove oggi sono stati bloccati tutti gli scrutini e lo stesso accadrà domani. Anche al liceo scientifico Donatelli si registra  blocco del 70% degli scrutini, dati di poco inferiori al Galilei e all’Istituto Casagrande; il 60% in sciopero al Liceo Artistico. Totale la mobilitazione alla scuola media Da Vinci-Nucola dove i docenti hanno bloccato il 100% degli scrutini.
Arrivano importanti dati anche dal Gandhi di Narni dove al liceo scientifico ed in quello linguistico, nell’istituto per geometri e a scienze umane si registrano percentuali di blocco che vanno dal 70 al 37 % degli scrutini e domani si prevedono adesioni ancora maggiori.
Anche ad Orvieto adesioni massicce agli scioperi: oltre al blocco totale al Liceo Artistico e al liceo Classico, numeri importanti all’Istituto Professionale (IPSIA) ed al commerciale.
I dati parlano chiaro:  gli insegnati italiani, quelli con gli stipendi più bassi d’Europa bloccati da sei anni, hanno scioperato rinunciando ad una parte dello stipendio per la difesa della scuola pubblica, contro la nefasta riforma della scuola del governo Renzi.
Nella giornata di domani, ultimo giorno di sciopero, è prevista un’adesione ancora più estesa da parte dei docenti perché la protesta si sta diffondendo e, contro la retorica falsa e menzognera del governo,  è aumentata la consapevolezza dell’attacco pesante alla scuola pubblica, alla libertà di insegnamento e alla funzione sociale della scuola. Il governo ed i suoi “canarini”, come lo pseudo intellettuale di regime Baricco, hanno l’obiettivo di trasformare la scuola pubblica in un contenitore che non insegni il pensiero critico e la cittadinanza, ma addestri obbedienti e silenziosi lavoratori precari. I docenti hanno compreso il nefasto progetto di Renzi e compari ed hanno bocciato senza appello il governo.

DOCENTI AUTORGANIZZATI DI TERNI

ALLA CHIUSURA DELL’ANNO SCOLASTICO BLOCCO MASSICCIO DEGLI SCRUTINI CONTRO LA RIFORMA RENZI.

ALLA CHIUSURA DELL’ANNO SCOLASTICO BLOCCO MASSICCIO DEGLI SCRUTINI CONTRO LA RIFORMA RENZI.
Alla fine dell’anno scolastico a Terni e in Umbria si estende la protesta del personale docente e Ata con lo sciopero degli scrutini che coinvolge ormai quasi la totalità degli istituti superiori della città e molte scuole medie.
La situazione della provincia è questa:
a Terni blocco totale degli scrutini  per l’ITIS Allievi e il CAT (ex Geometri), per l’ISS Casagrande e qualche blocco anche al Professionale.  Al Liceo Scientifico Donatelli sono stati  bloccati sei scrutini su sei ed è previsto il blocco totale blocco fino a venerdì 12 giugno; alta adesione al Liceo Scientifico Galilei dove sono stati bloccati 14 scrutini su 16 e al liceo Artistico con 10 scrutini bloccati. Tra le medie le scuole capofila sono la Leonardo da Vinci e l’Orazio Nucola che hanno bloccato 25 classi su 25 (rispettivamente 15 e 10).   
A Orvieto blocco totale al liceo artistico e all’istituto professionale, da domani prevista importante adesione allo sciopero del liceo Classico e dell’istituto Commerciale.
La protesta contro la riforma arriva anche al centro della città: venerdì 12 giugno è previsto, dalle 11 alle 13, un Presidio davanti alla Prefettura di Terni, per rafforzare la lotta e per presentare al Prefetto le ragioni dei docenti. Alle ore 12:30 Si terrà una conferenza stampa dopo l’incontro col Prefetto cui è invitata la stampa.
Con le numerose mobilitazioni di piazza, flash mob, fiaccolate, sit-in e, in ultimo, lo sciopero degli scrutini i docenti stanno ribadendo con forza  il loro NO ad una riforma nefasta. Ieri i “talebani” della riforma Renzi hanno preso una batosta non da poco in Commissione al Senato, dove i senatori hanno giudicato incostituzionale l’intero Disegno di legge.
I docenti in sciopero dicono No alla scuola azienda, allo strapotere dei presidi sceriffo, alla cancellazione delle graduatorie di diritto di II fascia, alla chiamata diretta dei docenti, alla precarizzazione del lavoro di tutta la categoria, alle deleghe in bianco al governo ai finanziamenti alle scuole private e chiedono il ritiro immediato della peggiore riforma della scuola mai tentata: quella del duo Renzi-Giannini

Docenti Autorganizzati Terni

LO SCIOPERO DEGLI SCRUTINI SI ESTENDE ANCHE A TERNI CON SCUOLE CHE BLOCCANO IL 90% DEGLI SCRUTINI.

LO SCIOPERO DEGLI SCRUTINI SI ESTENDE ANCHE A TERNI CON SCUOLE CHE BLOCCANO IL 90% DEGLI SCRUTINI. FINO AL 12 CON PRESIDIO IN PREFETTURA CONTINUA LA MOBILITAZIONE DEI DOCENTI IN DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA.

Nelle prime due giornate di sciopero in Emilia-Romagna e Molise, e nella prima giornata nel Lazio e in Lombardia, circa il 90% degli scrutini sono stati bloccati da una marea solidale e compatta di docenti in lotta contro la riforma Renzi-Giannini. 
Anche a Terni si sta estendendo la protesta e dopo le assemblee dei docenti e del personale ATA (ITIS-Geometri Allievi Sangallo- Licei scientifici Galilei e Donatelli) in  alcune scuole ternane  i dati dei primi blocchi sono importanti: all’ITIS Allievi sono stati bloccati tutti gli scrutini ad eccezione di uno, adesioni sempre più numerose provengono dal CAT (gli ex Geometri) dove è previsto il blocco totale, dal Liceo Classico ed Artistico, dal ISS-Casagrande, dall’IPSIA. Anche dalle scuole medie e primarie della provincia vengono comunicate adesioni ed altrettanto accade ad Orvieto.
La lotta paga e questo sciopero è l’ultimo tassello di una serie di mobilitazioni iniziate  con lo sciopero generale della scuola del 5 maggio, proseguite con il blocco dei quiz Invalsi il 12 e con i tanti presidi, flash mob, fiaccolate, proteste ed occupazioni nelle scuole di tutto il paese. Infatti oggi i “talebani” della riforma Renzi hanno preso oggi una batosta non da poco in Commissione al Senato, ove i senatori hanno giudicato “anticostituzionale” l’intero Disegno di legge.
Invitiamo tutti i docenti a continuare la mobilitazione scioperando su tutti gli scrutini i primi due giorni di convocazione e l’11 ed il 12 giugno.
A Terni un altro appuntamento per rilanciare la lotta è fissato venerdì 12 giugno dalle 11 alle 13 con un presidio di docenti e personale ATA davanti alla Prefettura.
Per il ritiro immediato della riforma, per l’assunzione di tutti i precari della scuola la mobilitazione continua.
Per informazioni e domande su FB docenti autorganizzati terni.
Terni, 9 giugno 2015

Mozione contro il ddl “La buona scuola”del personale Docente ed ATA dell’Istituto Tecnologico Allievi -Sangallo di Terni riunitosi in Assemblea sindacale il giorno 5/06/2015

sabato 6 giugno 2015

Al Presidente del Consiglio dei Ministri  matteo@governo.it
                                                                          
                                                              presidente@pec.governo.it  

                                              Ai Ministri di Camera e Senato

                                Ufficio di segreteria del Consiglio dei Ministri
                                                                      uscm@palazzochigi.it

                                Dipartimento per le riforme istituzionali
                                                riformeistituzionali@palazzochigi.it

E p.c                                                                        agli organi di informazione e stampa        

Al sito Orizzonte scuola
 redazione@orizzontescuola.it

                                                                  A tutte le organizzazioni sindacali



Mozione contro il ddl “La buona scuola”del personale Docente ed ATA dell’Istituto Tecnologico Allievi -Sangallo di Terni riunitosi in Assemblea sindacale il giorno 5/06/2015

I docenti e il personale ATA dell’Istituto Tecnologico Allievi -Sangallo di Terni, riuniti in Assemblea Sindacale il 5/06/2015 contestano radicalmente il disegno di Legge denominato “Buona Scuola” presentato dal Governo in carica  e prossimamente in approvazione al Senato.

I motivi della contestazione si fondano sul trattato Costituzionale ed in particolare sugli articoli 4 e 33  (diritto al lavoro e alla libertà dell’insegnamento) e sulla Legge sull’Autonomia  ed in particolare il D.P.R. 8 marzo 1999, n. 275.

1.     La Scuola non può essere trattata secondo una logica aziendale , competitiva e verticistica
2.     La Scuola è una comunità educante la cui efficacia ed efficienza sta nella condivisione di un progetto educativo e formativo e nella cooperazione di tutti i soggetti che la costituiscono e che devono  poter essere soggetti attivi del cambiamento e non meri esecutori.
3.     Tale ddl non soddisfa le esigenze di formazione ed educazione, non promuove una cultura della compartecipazione , non valorizza il ruolo professionale, anzi lo depaupera e ne lede la dignità.
4.     Gli Organi Collegiali devono essere valorizzati e mantenere le loro prerogative democratiche. 
5.     Tutte le componenti delle Istituzioni Scolastiche : docenti di ogni segmento , personale tecnico ed educativo, personale ATA devono essere valorizzate.
6.     Precariato : non è ammissibile l’apparente  risoluzione del problema così delicato attraverso questa riforma  che non stabilizza i precari ma precarizza la scuola (l’insegnante non gradito al DS può essere mandato a fare supplenze e attività di recupero e in caso di mobilità inserito nell’albo territoriale con contratto triennale e inspiegabile utilizzo del docente in altri ambiti senza abilitazione )
7.     Particola5re attenzione merita la situazione dei precarti della seconda fascia di istituto esclusi dal piano di assunzione di cui chiediamo un piano di assunzione transitorio.
8.     Mistificazione della continuità didattica che nella realtà non viene più garantita
9.      Rischio di clientelismo e  abusi per quanto riguarda la scelta dei docenti da parte del Dirigente Scolastico (chiamata diretta) e valutazione. Che non si basa dunque su criteri oggettivi.
10. Rischio di annichilire sia la libertà di insegnamento che quella di espressione sostituendola con la figura autoritaria del preside-podestà
11. Lo spirito autoritario e antidemocratico abolisce l’obbligo del parere consultivo dell’Organo Collegiale Consultivo Nazionale per l’adozione dei Decreti e degli atti attuativi della Legge,
12. Infine viene abolito per legge il contratto collettivo nazionale. 

ADERIAMO
alla manifestazione del 05/06/2015 indetta da Flc CGIL, CISL, UIL, GILDA, "La scuola illumina la città" e

alla manifestazione del 12/06/2015 "Presidio davanti alla prefettura contro la riforma della scuola" indetta da un gruppo di docenti autorganizzati.

CHIEDIAMO

Il ritiro immediato del ddl e l’assunzione di tutti i precari della scuola

Terni 5 giugno 2015      

La mozione è approvata all’unanimità  




MODALITÀ DI ATTUAZIONE DELLO SCIOPERO DEGLI SCRUTINI – 2015

1. Lo sciopero degli scrutini è legittimo?
. L’Accordo Nazionale del 1999 sui servizi pubblici essenziali relativo alla Disciplina dell’esercizio del diritto di sciopero nel settore scuola chiarisce quali sono i limiti degli scioperi e l’art. 3, comma 3 del testo esplicitamente prevede:
lett. a) – non saranno effettuati scioperi a tempo indeterminato;
lett. c) – ciascuna azione di sciopero non può superare i due giorni consecutivi;
lett. g) – gli scioperi proclamati e concomitanti con le giornate nelle quali è prevista l’effettuazione degli scrutini finali non devono differirne la conclusione nei soli casi in cui il compimento dell’attività valutativa sia propedeutico allo svolgimento degli esami conclusivi dei cicli di istruzione. Negli altri casi, i predetti scioperi non devono comunque comportare un differimento delle operazioni di scrutinio superiore a cinque giorni rispetto alla scadenza programmata della conclusione”.
Gli scioperi indetti non sono a tempo indeterminato, non superano i due giorni di indizione, non bloccano le operazioni di scrutinio delle classi che svolgono gli esami conclusivi dei cicli di istruzione, non comportano un differimento superiore ai cinque giorni rispetto alla conclusione prevista, pertanto sono perfettamente legittimi.
2. Ci sono scrutini ed attività durante le quali non si può scioperare?
In base alla normativa vigente le classi e le attività da escludere dallo sciopero sono:
– le classi impegnate negli scrutini finali propedeutici allo svolgimento degli esami conclusivi dei cicli di istruzione;
– le classi impegnate negli esami di qualifica nei Professionali;
– le classi impegnate negli esami di licenza media;
– le attività relative agli esami di idoneità.
3. Oltre ai Cobas altre organizzazioni sindacali hanno proclamato lo sciopero?
. Tutte le OO.SS. hanno proclamato lo sciopero. Nel sito della Commissione di Garanzia sono presenti le proclamazione di sciopero (vedi). Col solito ritardo anche il MIUR ha diramato diverse Note (scarica) con cui comunica agli Uffici Scolastici Regionali le proclamazioni e le adesioni allo sciopero.
4. Se in una stessa giornata sono programmati gli scrutini di classi terminali (III media o V superiore) e di classi intermedie è possibile scioperare in queste ultime?
. È sempre possibile scioperare per la prima ora di tutti scrutini programmati per le classi intermedie, con l’esclusione degli scrutini finali propedeutici allo svolgimento degli esami conclusivi dei cicli di istruzione (III media e V superiore).
5. Se il calendario prevede nei primi giorni gli scrutini di classi terminali (III media o V superiore) come si individuano “i primi due giorni stabiliti dai calendari dei singoli istituti” in cui è possibile scioperare?
In questo caso bisogna considerare come giorno iniziale quello in cui è programmato il primo scrutinio relativo alle classi intermedie, data da cui decorrono i due giorni in cui è possibile scioperare.
6. A quanto ammonta la trattenuta per lo sciopero?
La trattenuta è “oraria” (circa 18 €), naturalmente se si sciopera per più di un’ora bisogna moltiplicare la trattenuta per il numero di ore di sciopero, fino a raggiungere il massimo importo della trattenuta giornaliera.
7. Bisogna comunicare la propria adesione allo sciopero?
NO. Non ci sarebbe bisogno di comunicare alcunché. Ma, visto che, l’Associazione Nazionale Presidi ha dato ai dirigenti scolastici la seguente illegittima indicazione: “Se qualcuno manca e non ha comunicato preventivamente l’adesione allo sciopero, attendere un quarto d’ora e poi sostituirlo (non è comportamento antisindacale, se la comunicazione non perviene una volta che la seduta è aperta)”, è opportuno che al momento dell’apertura della seduta sia comunicata l’adesione allo sciopero. Il preside, preso atto della dichiarazione di sciopero, e quindi dell’impossibilità di procedere allo scrutinio, deve provvedere al suo rinvio.
8. Quanti docenti devono scioperare per bloccare lo scrutinio?
È sufficiente che si dichiari in sciopero anche un solo docente per lo scrutinio di ciascuna classe, perché il consiglio di classe in sede di scrutinio è un collegio con funzioni giudicatrici e quindi deve rispettare il requisito del “Collegio perfetto”, cioè la necessità del quorum integrale (Nota n. 717 del 14 maggio 1981 Uff. Decreti delegati; NotaMPI n. 598/1981; Consiglio di Stato IV Sez. n. 189/1988). In questo modo, con l’adesione anche di un solo docente per ciascun consiglio di classe, si impedisce l’effettuazione degli scrutini di una intera giornata in tutte le classi di tutta la scuola.
9. Si può scioperare nella prima ora di ogni scrutinio nella stessa giornata?
. Lo sciopero “breve”, di un’ora, è indetto per la prima ora di ogni scrutinio, quindi ogni docente può scioperare nella prima ora di attività programmata relativa a ciascuno degli scrutini delle classi che lo riguardano nella giornata, quindi anche a più scrutini nello stesso giorno, anche non consecutivi, sempre esclusi gli scrutini delle classi che hanno esami finali.
10. Se lo scrutinio è stato programmato per più di un’ora, in caso di sciopero breve, il preside può cominciare lo scrutinio al termine della prima ora?
NO. La mancanza del “Collegio perfetto” rende impossibile l’apertura delle operazioni e quindi il suo regolare svolgimento. D’altro canto, come sarebbe possibile comprimere delle operazioni di scrutinio programmate per più di un’ora nel breve tempo residuo previsto dalla calendarizzazione?
11. Il preside può effettuare sostituzioni in caso di sciopero degli scrutini?
NO. Il capo di istituto non può sostituire in nessun caso chi sciopera. Quindi non realizzandosi il “Collegio perfetto” lo scrutinio va sospeso e riconvocato successivamente.
12. Il preside può spostare lo scrutinio per aggirare lo sciopero?
NO. Il dirigente non può spostare lo scrutinio in caso di sciopero. Queste date dovrebbero, peraltro, essere indicate nel Piano delle attività deliberato dal Collegio dei docenti (art. 28, comma 4, CCNL Scuola 2006/2009) e quindi ogni modifica operata dal dirigente senza l’approvazione del Collegio sarebbe illegittima. Nel caso in questione poi qualunque modifica della data tenderebbe a limitare o vanificare il diritto di sciopero, un comportamento antisindacale e quindi sanzionabile in base allo Statuto dei Lavoratori (art. 28 legge n. 300/1970).
13. I presidi possono decidere di effettuare gli scrutini finali prima del termine delle lezioni, fissato dal calendario regionale?
NO. Non possono farlo. Infatti, nonostante l’Associazione Nazionale Presidi scriva sorprendentemente che “il monte ore annuo viene soddisfatto di regola … circa dieci giorni prima del termine delle lezioni ” basta fare qualche semplice operazione per rendersi conto che un curriculo di 990 ore, con 30 ore settimanali, è teoricamente realizzabile in 33 settimane che corrispondono a 198 giorni (di fatto i 200 giorni di lezione previsti dall’art. 74 comma 3 del d.lgs. n. 297/1994) e un eventuale anticipo rischierebbe di invalidare l’anno scolastico.
Ma soprattutto, bisogna ricordare che “La valutazione ha per oggetto il processo di apprendimento, il comportamento e il rendimento scolastico complessivo degli alunni” (art. 1, comma 3, d.P.R. n. 122/2009) e quindi deve basarsi su tutti gli elementi rilevabili lungo l’intero anno scolastico fino al termine programmato delle lezioni.
Inoltre, nella scuola secondaria di primo e secondo grado “per procedere alla valutazione finale di ciascuno studente, è richiesta la frequenza di almeno tre quarti dell’orario annuale personalizzato” (art. 11, comma 1, d.lgs. n. 59/2004; art. 13, comma 2, d.lgs. n. 226/2005, art. 14, comma 7, d.P.R. n. 122/2009), e questo requisito indispensabile “ai fini della validità dell’anno scolastico e per la valutazione degli alunni” (art. 2, comma 10, d.P.R. n. 122/2009) è verificabile solo dopo il termine delle lezioni.
Anche per il primo ciclo, solo “in sede di scrutinio conclusivo dell’anno scolastico” (art. 2, comma 6, d.P.R. n. 122/2009) può essere deliberata l’ammissione o non ammissione alla classe successiva.
Infine, anche la valutazione del comportamento, da effettuarsi relativamente a“tutto il periodo di permanenza nella sede scolastica, anche in relazione alla partecipazione alle attività ed agli interventi educativi realizzati dalle istituzioni scolastiche anche fuori della propria sede” (art. 2, comma 1, legge n. 169/2008, come ribadito dall’art. 7, comma 2, d.P.R. n. 122/2009), esclude che detta valutazione, per tutti gli ordini di scuola, possa effettuarsi prima della fine delle lezioni o addirittura ancor prima del termine di altre attività programmate che dovessero protrarsi oltre il termine delle lezioni e, quindi, non è possibile procedere ad alcuno scrutinio finale prima del termine delle lezioni.
Abbiamo già sollecitato tutti i dirigenti scolastici ad attenersi alla normativa vigente e gli Uffici Scolastici Regionali a vigilare su eventuali anomalie, è comunque importante che ci vengano segnalate eventuali illegittime anticipazioni in modo da poter intervenire tempestivamente.
In ogni caso, visto che lo sciopero è stato anche proclamato “per i primi due giorni stabiliti dai calendari dei singoli istituti” (Nota MIUR n. 15367/2015), è possibile scioperare anche nelle date delle illegittime anticipazioni degli scrutini, escludendo sempre le classi terminali.
14. Quali attività si possono bloccare per le elementari e le medie?
Tutte quelle ricadenti nei giorni di proclamazione dello sciopero, tranne che non si tratti degli esami di terza media.
15. Nel caso degli scrutini, il preside, constatato lo sciopero anche di un solo componente del consiglio di classe, deve aggiornarlo massimo a cinque giorni dopo, ma è vero che se poi dovesse continuare a scioperare ancora qualcuno in questa seconda convocazione il dirigente può sostituirlo e rivolgersi al giudice per interruzione di pubblico servizio?
NO. Le modalità di effettuazione dello sciopero, diventate particolarmente complesse dopo l’emanazione della L. n. 146/1990 (la cosiddetta legge “anti-Cobas”), non prevedono assolutamente questo. Solo se la convocazione dello sciopero fosse ritenuta dalla Commissione di garanzia (non da chiunque, magari dal DS …) pregiudizievole “ai diritti della persona costituzionalmente tutelati” e se il tentativo di conciliazione tra organizzazione sindacale proclamante e Governo non dovesse riuscire, solo allora il Presidente del Consiglio, o un Ministro delegato, potrebbe emanare un’ordinanza con “le misure necessarie a prevenire il pregiudizio ai diritti della persona costituzionalmente tutelati di cui all’articolo 1, comma 1” (art. 8, comma 1, L. n. 146/1990 come modificato dalla L. n. 83/2000). Queste misure potrebbero anche prevedere la sostituzione degli scioperanti, ma non la configurazione di un reato come l’interruzione di pubblico servizio.
16. Gli scrutini si fanno quasi ovunque con software informatico e si mandano voti ed assenze via internet giorni prima della data stabilita per gli scrutini delle singole classi. È obbligatorio fornire queste informazioni prima della seduta del Consiglio di classe?
NO. Anche se in molte scuole si opera così per comodità bisogna comunque ribadire che non esiste alcun obbligo di comunicare anticipatamente alcunché. Anzi, le proposte di voto – perché, ricordiamo anche questo, il voto del singolo insegnante è solo una proposta mentre “la valutazione, periodica e finale, degli apprendimenti è effettuata nella scuola primaria dal docente ovvero collegialmente dai docenti contitolari della classe” e nella scuola secondaria di primo e secondo grado “dal consiglio di classe … presieduto dal dirigente scolastico o da suo delegato, con deliberazione assunta, ove necessario, a maggioranza” (d.P.R. n. 122/2009, artt. 2 e 3 per elementare e media, artt. 4 e 6 per il superiore, art. 7 per la condotta) – possono essere presentate solo durante lo scrutinio non essendo prevista dalla normativa vigente nessun’altra modalità e quelle fatte ancora prima del termine delle lezioni sono assolutamente illegittime.

La favola della scuola. Gli insegnanti, gli studenti, le lotte (e il Partito della Nazione)

Vietati i don Chisciotte
















di Carmelo Palladino e Girolamo De Michele, feat. Mauro Presini e molti insegnanti e studenti e bidelli (*)
«Fischiate quanto volete, noi andiamo avanti.»
(Matteo Renzi agli insegnanti liguri, 25.05.2015)

«Matteo, fermati: fermati prima che uno dei due, tu o la scuola pubblica, vada a sbattere.»
(l’insegnante Giovanni Cocchi a Matteo Renzi, 16.05.2015)
C’era una volta una SCUOLA: tutti la conoscevano, tutti sapevano dove stava, tutti sapevano che lavoro faceva, tutti la rispettavano. Era una buona scuola!
Un brutto giorno però arrivarono degli esperti di sottrazioni e cominciarono a dire che bisognava risparmiare perché c’era la crisi.
Dissero che nella parola SCUOLA c’erano troppe vocali e troppe consonanti e che bisognava semplificare ed essenzializzare.
Così tolsero la C di “Capire” per regalarla a chi vendeva computer e software per le Classi 2.0.
Con la sottrazione della C, la scuola stava diventando una SUOLA e molti sentivano di poterla mettere sotto i piedi.
Subito dopo arrivarono anche i nostalgici del passato che le presero la U di “Uguaglianza delle opportunità” perché alle elementari volevano reintrodurre il maestro Unico.
La scuola ora si sentiva più SOLA e molti cominciavano a non capire bene a cosa potesse servire.
Di lì a poco ne approfittarono pure i cosiddetti “tecnici” per sottrarle la A di “Accogliere” perché volevano formare dei docenti Automatici che somministrassero test.
La SCUOLA, che era diventata SUOLA e poi SOLA, venne progressivamente ridotta ad un SOL.
Finalmente in diversi cominciarono ad accorgersi che tutte quelle sottrazioni non facevano bene a nessuno.
Si indignarono, si organizzarono, informarono, spiegarono, manifestarono.
Riuscirono faticosamente ad affiancare al SOL il FA di fare.
Fu così che nacque la prima SOLFA.
Suonava così: “Noi siamo speciali, ridateci le vocali“.
Subito dopo inventarono la seconda: “Non siamo tolleranti, rivogliamo le consonanti“.
Quando sembrava che la SOLFA facesse il suo effetto, in pieno giorno si presentò un malfattore che, davanti a tutti, rubò la L di Legalità perché voleva averne una tutta sua.
Fu una grossa delusione perché restò solo la sillaba SO e ormai in pochi rispettavano quel poco che rimaneva della SCUOLA
2. …e forse c’è ancora
C’è chi definisce la scuola “la Russia di ogni governo” e si stupisce che ogni qualvolta si provi a mettere le mani sulla scuola c’è sempre un’ondata di protesta e di indignazione da parte di insegnanti e studenti: perché finge di ignorare che l’opposizione è costante perché ogni volta si propone – con abito nuovo – la medesima riforma. Il progetto della cosiddetta “buona scuola”, infatti, intende dare “piena attuazione” alla legge sull’autonomia scolastica varata nel marzo del lontano 1997 e citata da tutti i precedenti disegni di legge, siano essi stati approvati o meno: se Giannini e il fu sottosegretario Reggi erano stati espliciti sul tema 1, è l’art. 1 del DDL approvato il 20 maggio scorso alla Camera che lo attesta definitivamente 2. Chi si è opposto prima e continua a farlo ora, si oppone di fatto al medesimo progetto: quello che ha come parola chiave l’autonomia. O meglio, per ridare il significato corretto alle parole: l’aziendalizzazione della scuola pubblica, che con la legge 59/1997 investe sia il piano lessicale (il preside è diventato dirigente, lo studente utente, gli obiettivi educativiofferta formativa) sia quello pratico (le istituzioni scolastiche, cui è stata conferita personalità giuridica, possono accettare donazioni da privati, stipulare convenzioni con soggetti esterni, partecipare a consorzi per acquisire beni e servizi). Del resto, con la privatizzazione del rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici (dlgs 29/1993) l’insegnante era già stato equiparato al produttore generico che riceve dalla società uno scontrino da cui risulta la quantità di lavoro prestato, e sulla base del quale ritirerà dal fondo sociale una equivalente quantità di mezzi di consumo: l’essenza del contratto di diritto privato non è il fine del lavoro da compiere (insegnare, educare, formare, istruire: cose così), ma il mutuo scambio (do ut des) tra ore lavorative e salario.
Le finalità educative si sono di fatto trasformate in finalità di mercato. Il privato che investe nell’Istruzione pubblica non lo fa certo per scopi filantropici ma, come il suo ruolo richiede, per motivi di lucro e/o pubblicitari (basti pensare ai buoni scuola Conad, dove la catena di supermercati dona beni agli istituti i cui componenti abbiano fatto la spesa presso i propri punti vendita). La banca che sponsorizza la digitalizzazione delle aule non insegna ai ragazzi a essere innovativi, ma suggerisce loro dove andare a firmare il primo debito. E quell’industriale che finanzia nuove attrezzature, vorrà in cambio una competenza forgiata ad hoc, privando così i futuri lavoratori di una compagine di conoscenze più ampie che potrebbe servire loro per aumentare la propria professionalità. Lo studente viene trattato come consumatore persino nel luogo in cui dovrebbe formarsi come cittadino, apprendere il sapere critico, svilupparsi appieno come persona. Piegare l’istruzione alle esigenze di mercato non significa dunque essere innovatori, ma reazionari, vuol dire dimenticare i diritti del Novecento per ritornare ai privilegi dell’Ottocento. Ecco perché del DDL n. 2994 (n. 1934 al Senato) non è possibile chiedere semplici modifiche, ma va preteso il ritiro: il suo problema è l’impianto complessivo, non i singoli provvedimenti.
Ne è dimostrazione uno tra i punti al centro del dibattito mediatico di questi giorni, vale a dire la figura del cosiddetto dirigente-sindaco – perché, come dice Renzi, autonomia non significa autogestione 3: o meglio, dal momento che a differenza del sindaco non è eletto dagli insegnanti (come accade, ad esempio, in Germania), ma nominato dall’alto (come ai tempi del fascismo), il dirigente-podestà. Che avrà la possibilità diindividuare (come ai tempi del fascismo 4) all’interno di un albo territoriale gli insegnanti a cui assegnare incarichi triennali, eventualmente riconfermabili.
art. 27
La cosiddetta “chiamata diretta”, conferendo maggiori poteri al dirigente scolastico, rappresenta un vero stravolgimento sia del sistema di reclutamento, sia di quello afferente la libertà d’insegnamento e non solo: non a caso, considerando gli evidenti rischi di favoritismi e discriminazioni cui si presta, ha suscitato un certo scalpore anche tra i non esperti del mondo della scuola. Stefano Rodotà, ad esempio:
«Si riproduce la logica della centralizzazione del potere con questa creazione di una figura nuova del preside come “governante della scuola”. Ma la scuola è un corpo, nel quale ci sono gli insegnanti, ci sono gli studenti… Io ho fatto il professore per tanti anni, non ho mai pensato di avere del potere: il preside della mia facoltà si doveva confrontare con tutti. Ma questa non è solo una regola di democrazia, è una regola di funzionalità: io penso che l’accentramento di potere nella scuola aumenterà i conflitti, aumenterà la difficoltà di gestire la scuola».
E ancora: Tullio De Mauro e Carlo Galli, e Adriana Lodi, la “mamma” bolognese degli asili nido. Si ha la netta impressione – e la cosa non stupisce – che il “partito del fare” stia attuando una secessione dal pensiero, dalla riflessione, dalla critica, dalla capacità di giudizio. Che i neuroni-specchio del Partito della Nazione si stiano scindendo: il neurone unico da un lato, gli specchi dall’altro.
Ciò che stupisce, invece, è che persino la posizione critica assunta dalla minoranza interna al PD si concentri sul tema dell’autoritarismo, visto che esso è pienamente in linea con la scuola dell’autonomia che quel partito (nelle sue diverse versioni) di propone da anni. A pensar male non si sbaglia, diceva qualcuno: lo dimostra la parabola di Mila Spicola, l’ex-barricadera che ora, passata dalla parte comoda della barricata ed entrata nella segreteria di Faraone al ministero, si produce in tripli carpiati e risibili slittamenti linguistici in difesa dell’indifendibile connubio fra la bontà della riforma e l’intatta purezza della di lei coscienza – ad esempio, sostenendo che non di “chiamata diretta” ma di “assegnazione” o “scelta confermata” di deve parlare 5. Viene il sospetto che i Fassina del caso utilizzino il punto più mediaticamente spendibile per governare la protesta (nel PD ci sono anche i buoni), per fare emendare il DDL (vedete che noi serviamo) e alla fine fare passare comunque il testo di legge (le due anime si ricompattano e sono felici), la cui aberrazione non risiede affatto tutta lì.
Al dirigente-podestà si collega il tema delle assunzioni: il messaggio dominante è che, affinché esse siano possibili, è necessario attuare l'”organico funzionale” o “organico dell’autonomia”.
Falso: i posti stabilizzati non saranno nemmeno sufficienti a coprire il fabbisogno del prossimo anno, ci sarà senz’altro bisogno di ulteriori supplenze. Tra l’altro il tanto sbandierato (anche alla lavagna) ampliamento formativo è vero solo in parte, perché non modifica il quadro orario ridotto nel 2008: non ripristina ex lege il maltolto, ma pone l’eventuale incremento didattico come atto volontario di ogni singola istituzione scolastica; non riduce il numero di alunni per classe tout court, ma dà solo la facoltà ai dirigenti di contravvenire – “nell’ambito dell’organico dell’autonomia assegnato e delle risorse, anche logistiche, disponibili” (art. 9 c. 7), cioè senza aumentare le spese – alla norma qualora si ritenga necessario; non rende le scuole punti di riferimento nel territorio perché, ancora una volta, non aumenta il monte-ore settimanale.
E allora a cosa servono insegnanti non più legati alle cattedre (il contratto nazionale, garanzia di uguali condizioni di lavoro per tutti, viene ipso factostracciato 6) ma sempre disponibili a muoversi dove occorre?
A comandarli meglio, caro Cappuccetto Rosso: a gestirli come se la scuola, invece di un bene comune che deve educare equamente, fosse “cosa nostra”; a far sì che le relazioni all’interno dell’istituto siano sempre più deboli, così i lupi saranno sempre più lupi e quelli come te, mio Cappuccetto, sempre più carne per i loro denti; a trasformare il mondo nel quale si attua o meno il diritto all’istruzione, al sapere, a una vita degna di essere vissuta in un ghetto popolato da piccoli, ingrigiti Shylock quotidiani che si guardano l’un l’altro chiedendosi «non avrò per caso lavorato mezz’ora più di un altro, non avrò guadagnato un salario inferiore a un altro?» 7.
Come sappiamo bene, il potere si comprende dal punto di vista di chi gli resiste. La resistenza al disegno autoritario esemplificato dai pieni poteri del dirigente-podestà – grottesca proiezione in ambito scolastico del premierato d’investitura senza limiti parlamentari, del leader unico del Partito della Nazione senza opposizione – fa segno a un processo di centralizzazione del potere e di decostituzionalizzazione e privatizzazione dei diritti. Anche la motivazione un filino forcaiola del dirigente che se sbaglia va a casa – peccato che nel testo di legge non sia scritto, ma tant’è,il nobile Renzi è uomo d’onore… – è indicativa dei bassi istinti a cui si fa appello: l’importante è che lo Schettino di turno (e ce ne sono, fra i dirigenti scolastici ben tutelati dai loro sindacati gialli, di schettini e schettine) vada in galera dopo il disastro cui ha portato la nave governando da solo e senza ascoltare alcuno, non che la nave sia preservata col concorso di tutti.
Dopo anni di culto della personalità, di leaderismo, di pseudo-decisionismo – giunti al culmine quando il 40% del 52% dei votanti (cioè il 21% scarso dell’elettorato) è stato spacciato per voto plebiscitario –, dopo tanti anni si affaccia sulla scena politica un movimento di lotta che non vuole essere governato, perché si sente legittimato a governarsi da sé. E perché mai non dovrebbe poterlo fare? Sugli insegnanti è stato scaricato da decenni l’intero peso della gestione senza mezzi e risorse adeguate della scuola di massa, e poi di tagli e costi dell’istruzione; gli insegnanti hanno dimostrato, in questi anni, di saper dire non solo i giusti NO, ma (con buona pace di chi, per malafede o ignoranza, parla di «assenza di proposta costruttiva»8, di articolare analisi critiche – ad esempio sulla valutazione, ad altezze teoriche rilevanti 9 – e addirittura una proposta di Legge di Iniziativa Popolare: perché mai non dovrebbero co-gestire la scuola? Perché mai autonomia non dovrebbe essere sinonimo di autogestione?
La protesta dei governati resistenti della scuola è indice di un legittimo desiderio di non essere governati, o essere governati il meno possibile.
Resta che per la prima volta dopo molti anni un movimento di protesta sociale ha avuto la capacità di mettere in discussione anche gli equilibri parlamentari: che, se non era il suo scopo principale, è però segno della sua forza. Vada come vada, chi oggi si oppone moderatamente sarà costretto a scegliere tra smettere di opporsi e rientrare nei ranghi (magari attraverso una poltrona governativa: scommettiamo che il nervosismo di Giannini deriva dai rumors che circolano nei corridoi?), e opporsi fino in fondo, arrivando alla rottura con la maggioranza.
E, per la prima volta, la strategia mediatica di Renzi ha fatto flop: la sualezione alla lavagna è stata un clamoroso doppio autogol degno di Comunardo Niccolai – che però aveva a sua discolpa un bellissimo nome, e al fianco un allenatore-filosofo e il compagno Gigi Riva. In primo luogo, come ha evidenziato nella sua analisi Giovanna Cosenza, Renzi ha sbagliato a usare la lavagna:
«1. Mettendosi alla lavagna, Renzi fa come se fosse un insegnante, si mette al posto degli insegnanti. Se io fossi una insegnante di scuola, penserei: come si permette? Oppure: mi sta prendendo in giro? Sta scimmiottando il mio lavoro?
2. Mettendosi alla lavagna, cioè nella posizione del maestro o del professore di scuola, Renzi si mette up e colloca il suo uditorio – gli insegnanti – down. Lui sopra, gli insegnanti sotto, lui con più autorità e autorevolezza, gli insegnanti con meno. In una situazione in cui – è Renzi stesso a dirlo nel video – bisogna restituire autorità e autorevolezza agli insegnanti, bisogna tornare a quando le famiglie li collocavano allo stesso livello dei notabili del paese, trattarli invece come scolaretti non è certo un bel modo per fare il primo passo nel lavoro di restituzione.
3. Mettendosi alla lavagna per dare una spiegazione, è come se Renzi ribadisse – ancora! – il concetto che i vari rappresentanti del suo governo hanno ripetuto come un mantra nei giorni scorsi: gli insegnanti non capiscono, non hanno capito la riforma, non capiscono le buone intenzioni del governo, non capiscono Renzi. Non capiscono, punto. E allora io mi metto alla lavagna – implica Renzi – con la santa pazienza del maestro di fronte agli allievi più zucconi, e glielo rispiego.
4. Usando una lavagna “all’antica” (non una LIM e nemmeno una lavagna a fogli mobili), Renzi – che da sempre si vuole innovatore, rottamatore, digitale e twittatore – implica che il suo uditorio sia all’antica e che lui vi si adatti. Doppiamente sbagliato: da un lato conferma nella posizione rétro gli insegnanti che stentano a usare strumenti più innovativi, dall’altro non riconosce gli insegnanti più digitalizzati e connessi (che ci sono, eccome).»
In secondo luogo, ha dato modo agli insegnanti di rispondergli mettendosi al suo stesso livello: e la lavagna e le parole e le telecamere gli insegnanti (e anche gli studenti) hanno dimostrato di saperle usare bene:
Se il video di Giovanni Cocchi vi sembra troppo lungo (perché ci vogliono tempo e pazienza, per parlare di cose serie come il futuro di una generazione: non si può sempre andar correndo da uno spot all’altro, comeRaffaella Paita in Liguria), ascoltate almeno le ultime parole (dal minuto 23:55):
«Se passa questo, la cosa inevitabile è che ci saranno molte scuole private, poche scuole bellissime nei centri storici di alcune grandi città, molte scuole brutte e povere nelle periferie. E succederà quello che avevamo superato da decenni, quello che diceva don Milani: e cioè che il figlio del dottore farà il dottore, il figlio dell’operaio o dell’impiegato farà l’operaio o l’impiegato. È un salto all’indietro mostruoso».
Quello che diceva don Milani… Il nobile Renzi diceva invece, elogiando Paola Mastrocola, che bisogna mettere in discussione modelli come don Milani e Gianni Rodari. E il nobile Renzi è uomo d’onore…
sally
3. La morale della storia
Quando tutto sembrava perduto, ai diversi rimasti (o ai “rimasti diversi”, come gli piaceva farsi chiamare) venne un’idea: quella di mettere insieme quel poco che era restato.
Ognuno avrebbe dovuto mettere un po’ del suo “SO” per tentare di ricostruire faticosamente la SCUOLA.
“È un’idea SOvversiva”, replicò qualcuno; ma tutti gli altri accettarono ed iniziarono a condividere.
SOggetto”, disse uno.
SOcializzare”, continuò un altro.
SOlidarietà”, aggiunse un terzo.
SOrpresa, SOstenere, SOrgente, SOrridere, SOstanza, SOluzione, SOgno”, dissero in rapida successione i diversi rimasti.
Dopo le parole vennero le idee e dopo le idee arrivò anche la consapevolezza che per ricostruire sarebbe servito tempo.
Però la motivazione e l’energia non gli mancava di certo
Fu proprio comprendendo che il mettere insieme può diventare una moltiplicazione di saperi e di speranze, che i diversi rimasti iniziarono a riprendersi, ad una ad una, le vocali e le consonanti.
Le prime furono la U di Unire e la L di Linguaggi.
I diversi rimasti avevano messo insieme il SO superstite, la U e la L ed avevano, lentamente e faticosamente, composto: SOUL (anima).
Ora erano davvero sicuri che quella era la strada giusta per andare a…SCUOLA.
(*) Il contributo di Carmelo Palladino è tratto da un testo (La favola dell’autonomia) di prossima pubblicazione, quello di Mauro Presini daL’anima della scuola (15 settembre 2013).

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