Stefania Giannini: Le spese dell'università per stranieri di Perugia finiscono alla Corte dei Conti

lunedì 24 febbraio 2014 · Posted in , ,

 Ma che Magnifica spendacciona. I guai della neoministra Giannini


 Le spese dell'università per stranieri di Perugia finiscono alla Corte dei Conti

Precari, insegnanti sempre più vecchi, scatti di anzianità congelati, stipendi ancora troppo bassi. E ancora: in sei anni 8.500 professori in meno nelle università italiane, 40 mila immatricolati in meno (non c’è crescita ma decrescita). Atenei alla canna del gas per quanto riguarda i fondi che ricevono a causa dei continui tagli (il 90% vengono spesi per pagare gli stipendi, il restante 10% per affrontare le numerose urgenze).

Potrebbe essere, purtroppo, ancora più lunga la lista dei problemi che da tempo hanno messo in ginocchio il mondo della scuola nel Belpaese. Difficiltà che non sono state affrontate con decisione dai Ministri che negli anni si sono susseguiti. E da ieri ecco un altro capo del dicastero dell’Istruzione, Universita e Ricerca, Stefania Giannini, ex Rettore dell’Università per gli stranieri di Perugia. Classe 1960, ha una lunga carriera nel mondo della scuola: professore ordinario di Glottologia e Linguistica dal 1999, oltre a diversi incarichi sempre nel pianeta istruzione. Ma adesso potrebbe fare i conti anche con un altra questione: una denuncia che è stata presentata ai magistati della Corte dei conti dell’Umbria per progetti che sono stati decisi quando era al vertice dell’Università umbra e che invece non sarebbero stati mai partiti. E a mettere nero su bianco l’esposto che dallo scorso novembre è all’esame dei giudici contabili, proprio il presidente del collegio dei revisori dei conti dell’Università degli stranieri di Perugia, Antonio Buccarelli, anche lui magistrato della Corte dei conti.

 In 15 pagine, infatti, viene ripercorso tutto l’iter di progetti che sono stati deliberati nel 2008 dal Consiglio di amministrazione dell’università, autorizzato dal ministro Giannini quando era, appunto, Rettore. E che, invece, non avrebbero mai preso il via. Ma perché indaga la Corte dei conti? Qual è stato presumibilmente il danno erariale? Per capire bisogna fare un passo indietro e ricostruire l’iter dei progetti.
 Lo scopo dell’iniziativa presa nel 2008, tra l’altro, era quella di promuovere attività culturali, strettamente «connesse alla specifica finalità formativa che l’Ateneo persegue, che avessero risonanza e rilievo internazionale e culminanti nella creazione della "Scuola internazionale di cucina italiana", nonché quello di disporre di una struttura ricettiva - anche per il personale e gli studenti strumentale alle attività istituzionali della stessa università (convegni, incontri con altre Istituzioni pubbliche, private, nazionali e internazionali e congressi)». Il tutto, in base a quanto è stato scritto nella denuncia del presidente dei revisori dei conti dell’università degli stranieri di Perugia Buccarelli, pari a un danno erariale di 525 mila euro, poiché i soldi avrebbero portato «all’inutilità dell’iniziativa e al mancato raggiungimento degli obiettivi proposti al Consiglio di amministrazione e da questo autorizzati con le delibere dell’aprile, del giugno e del luglio 2008». Una cifra che comprende anche l’affitto di un locale che si trova nella stessa piazza dove si trova l’Università, grande 465 metri quadri (per una durata di 6 anni dalla consegna dell’immobile). Un’altra parte della cifra riportata nella denuncia ai magistrati contabile fa riferimento invece alla mancata attività di «ristorazione e vendita» nella struttura, portando quindi il revisore dei conti a stabilire che l’Ateneo, «per questo mancato servizio, abbia ricevuto un danno di 33mila euro all’anno, quindi circa 140 mila euro complessivi rispetto a tutto il periodo interessato dalla nefasta iniziativa». Cifra, che dunque, fa parte sempre dei complessivi 525 mila euro di presunto danno erariale. Ma nell’atto all’esame adesso dei giudici della Corte dei conti dell’Umbria, viene anche descritto che la proposta dell’iniziativa «non è supportata da alcun atto istruttorio in ordine alla fattibilità dell’operazione, alla sua economicità, alla sua resa, nè risulta che l’Ateneo abbia individuato una struttura ad hoc per tali compiti. La proposta è del Rettore dell’epoca che ha anche siglato i contratti, mentre il Consiglio di amministrazione si sarebbe limitato all’approvazione della stessa come formulata (salvo opporsi alla proroga del termine di stipula con richiesta di danni, quanto alla prima aggiudicazione). Non è quindi noto se siano intercorsi contatti e preventivi sondaggi nei riguardi di operatori del mercato prima di procedere all’acquisizione della disponibilità del bene».
 E infine: «Nulla di tutto ciò che l’Università si prefiggeva è stato realizzato».
Toccherà adesso alla magistratura contabile umbra chiarire cosa sia accaduto, se ci sia stato o meno un danno erariale nella scelta di portare avanti un’iniziativa che alla fine non avrebbe portato ai risultati annunciati.

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