Bocciato in prima elementare per colpa della spending review

lunedì 1 luglio 2013 · Posted in ,

Il bambino aveva manifestato disturbi dell’apprendimento dopo il divorzio dei genitori. La scuola non aveva i soldi per il programma di sostegno


VENEZIA — Infinite discussioni, continui litigi e, alla fine, un divorzio pesante. Con un bambino di appena sei anni che resta nel mezzo. E che, anche a causa del trauma dovuto alla separazione dei genitori, inizia a manifestare qualche problema di apprendimento. Disturbi lievi, niente di grave. Piccole assenze momentanee che, però, con il passare dei mesi, diventano più marcate. Il ragazzino - che chiameremo Andrea anche se non è il suo vero nome - diventa sempre più nervoso, refrattario. Non disturba, non parla a voce alta, si contiene. Ma di fare quello che dicono le maestre non ne vuole sapere. Il salto dall'asilo alle elementari, o, come si chiamano adesso, scuole primarie, va ancora peggio ed è un secondo piccolo trauma. Nella nuova classe, in un comprensorio del Veneziano, Andrea non lega. Né con i suoi nuovi ventidue compagni di classe né con la nuova maestra. E il deficit di apprendimento peggiora visibilmente.
La maestra, che dopo la spending review scolasticafirmata dall'ex ministro Mariastella Gelmini è rimasta tutta sola di fronte agli alunni, non può stargli dietro. O si occupa dell'andamento di tutta la classe o segue da vicino il difficile percorso di Andrea. Più lento rispetto ai compagni, più tortuoso, a volte insopportabile. Non lo abbandona, sia chiaro. Ma fa quello che può. La riforma della scuola elementare parla chiaro: soldi non ce ne sono e gli insegnanti sono troppo occupati a tappare i buchi per dedicarsi ad Andrea. I percorsi alternativi richiedono personale. E serve l’avallo della neuropsichiatria dell’Usl di riferimento. La maestra procede, riferisce ai genitori di Andrea. Ma loro sono troppo impegnati nelle litigate per occuparsi del bambino. Le pratiche vanno però avanti lo stesso. Partono a novembre dell'anno scorso, a un mese dall'inizio della scuola ma non arrivano a destinazione. Negli ultimi anni anche la neuropsichiatria ha subito dei tagli, una sua spending review. Mica è colpa degli psicologi. I casi da valutare, nel Veneziano come nel resto della regione, sono tanti. E il caso di Andrea deve aspettare. Fino fine maggio di quest'anno, a due settimane dalla fine della scuola. E quando gli psicologi intervengono ormai la sentenza è già scritta: «Andrea ha effettivamente bisogno di un sostegno, di un percorso personalizzato di apprendimento, ma ormai non ci siamo più con i tempi». La riforma Gelmini ha infatti reintrodotto le valutazioni numeriche nelle scuole primarie.
E i numeri sono numeri che si traduconoinevitabilmente in una scritta rossa su un tabellone bianco. Nella fredda formula di «non ammissione alla classe seconda ». Un caso. Considerato che da parecchi anni, nessun bambino veniva bocciato in prima elementare per difficoltà di apprendimento. Con un caso nel caso. La causa della bocciatura sono i tagli e la burocrazia. I genitori, dilaniati dal divorzio, non potevano permettersi un insegnante privato. La scuola non poteva fornirlo anche se la legge impone che chi ha bisogno di un sostegno ha diritto ad averlo. «Purtroppo con la riforma Gelmini gli insegnanti si trovano costretti a scegliere tra una scuola facile per le maestre o una scuola facile per gli alunni. Qui hanno scelto la prima opzione. E la scuola si è bocciata da sola», dice secco Giancarlo Cavinato, dirigente scolastico e membro del Coordinamento genitori democratici.
«Prima della riforma scolastica le maestre agivano in compresenza e casi come questo potevano essere gestiti con maggiore facilità - continua il dirigente - Non c'era bisogno di bocciare perché c'erano gli spazi per intervenire con percorsi alternativi di recupero. Adesso, di fronte alle sempre più frequenti situazioni di deprivazione socio-culturale non ci sono più sufficienti margini di manovra e il risultato è che a pagare purtroppo è un bambino di sei anni». Ormai è prassi che nella trincea delle scuole elementari, quelle che hanno dovuto affrontare per prime e senza un quadro legislativo chiaro l’integrazione forzata tra italiani e stranieri, le tragedie famigliari e gli effetti della crisi, gli insegnanti si facciano carico di responsabilità enormi. Non è la prima volta che qualche dirigente scolastico, per far fronte ai tagli e a genitori troppo distanti, si è rivolto ad associazioni umanitarie private per ottenere un insegnante di sostegno. In questo caso non è successo. Questa volta non c’è stato nessun eroe. E nessun colpevole. La maestra di Andrea e la dirigente scolastica del comprensorio veneziano hanno semplicemente scelto la via più facile. E hanno scaricato Andrea al suo destino. Che è quello di affrontare con il prossimo anno scolastico un nuovo salto, una nuova classe prima e una nuova maestra. Nuovi piccoli traumi che la spending review e la burocrazia hanno trasformato in un grande problema.

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