Archive for febbraio 2011

INFO COBAS 27 FEBBRAIO 2011

domenica 27 febbraio 2011 · Posted in

1- TAGLI E PENSIONAMENTI.

2 - MOBILITÀ 2011-2012: SCADENZA PRESENTAZIONE DOMANDE 21 MARZO 2011.
3 - DECRETO MILLEPROROGHE: I PRECARI POSSONO RICHIEDERE I LORO DIRITTI FINO AL 31-12-2011
4 - EFFETTI INVALSI
5 - INTERVISTA DI TECNICA DELLA SCUOLA A PIERO BERNOCCHI

1 - TAGLI E PENSIONAMENTI.

Il MIUR ha comunicato che l´organico di fatto per il corrente anno scolastico ha sforato il tetto previsto di circa 7. 200 docenti (di cui 4.200 posti di docenti di sostegno anche per effetto delle sentenze della Corte Costituzionale) e 2.200 ATA, ciò per l´impossibilità di comprimere ulteriormente gli organici di fatto, oltre a quanto già effettuato in diritto, derogando quindi dagli obiettivi di risparmio previsti dall´articolo 64 della legge 133 del 2008.

Per il 2011/12, ultimo anno del triennio in cui sono previsti i tagli, dovranno essere cancellati 19.700 unità di docenti e 14.167 ATA.

Per il prossimo anno scolastico la ripartizione dei posti, che dovrà attuare la terza tranche di tagli, sarà effettuata tenendo conto prevalentemente della previsione sul numero degli alunni (- 2.700 nella primaria, + 12.300 nella secondaria di primo grado, - 4.000 nelle secondaria di secondo grado, per un totale complessivo pari a circa + 5.400 unità) e sulla base anche degli altri indici oro-geografici utilizzati in questi anni.

Una parte dei suddetti risparmi di organico sarà realizzata con:

1. l´innalzamento di 0,10 unità nel rapporto alunni/classi;

2. l´estensione a 27 ore settimanali previste dalla riforma nelle classi I, II e III, con l´adozione del "maestro unico";

3. l´ulteriore eliminazione di 4700 docenti specialisti di lingua Inglese nella scuola primaria;

4. la riduzione a 32 ore dei quadri orari settimanali delle III classi dell´istruzione professionale;

5. i tagli di 3000 posti nei corsi serali della secondaria di II grado.

Nella primaria il tempo pieno già attivato sarà riconfermato, altrettanto dicasi per il tempo prolungato nella secondaria di primo grado; per le nuove richieste invece non si sa ancora niente.

Nella scuola primaria la riduzione prevista è pari a 9.260 posti, nella scuola secondaria di primo grado 1.310 posti per effetto, prevalentemente, della riduzione delle classi a tempo prolungato. La riduzione riguarderà poi la scuola secondaria di secondo grado per un totale di circa 9.000 posti per effetto dei nuovi ordinamenti applicati sia alle prime che alle seconde classi, per la riduzione a 32 ore nelle V° classi dell’istruzione tecnica e nelle III° classi dell’istruzione professionale, per la riduzione dei corsi serali e per l’innalzamento ulteriore del rapporto medio degli alunni per classe. Infine, per il sostegno, in organico di diritto si prevede la conferma dei posti complessivi assegnati nello scorso anno.

Ad attenuare questo drammatico scenario è l'alto numero di richieste di pensionamento per il prossimo anno scolastico: quasi 35mila, di cui 27.400 per i docenti e 7.300 per gli ATA.

Insomma, si configura un ulteriore aggravamento delle condizioni di lavoro e studio in tutta la scuola pubblica se solo pensiamo all’intenzione di tagliare altri 15.000 posti Ata, se per l’anno in corso lo stesso Miur ha dovuto autorizzare 2.200 posti in deroga per garantire il servizio e l’apertura stessa delle scuola.

Incredibile anche la riduzione di docenti (attraverso il mancato rinnovo del turnover) a fronte di una crescita degli alunni pari (secondo il Miur) a 5.400 unità, che non potrà che comportare un calo della qualità dell’istruzione.


2 - MOBILITÀ 2011-2012: SCADENZA PRESENTAZIONE DOMANDE 21 MARZO 2011.

Con la pubblicazione del CCNI sulla mobilità e dell'apposita OM n. 16/11 sono state avviate le operazioni realtive alla mobilità del personale scolastico.
Il termine ultimo per produrre la domanda è il prossimo 21 marzo.
Ricordiamo che i docenti dovranno produrre la domanda esclusivamente via online tramite il portale POLIS, mentre per il personale ATA lo dovrà fare con il cartaceo.

3 - DECRETO MILLEPROROGHE: I PRECARI POSSONO RICHIEDERE I LORO DIRITTI FINO AL 31-12-2011

È stato approvato definitivamente il cosiddetto “decreto milleproroghe”, un accozzaglia di provvedimenti che riguardano le sale Bingo, le quote latte, i contributi all’editoria ecc.

Alcuni commi del decreto riguardano la scuola: risistemazione dell’Invalsi, prolungamento del servizio all’estero fino a 9 anni e proroga al 31 dicembre 2011 del termine relativo alla nuova procedura di impugnazione dei licenziamenti individuali introdotta dall'articolo 32 della legge 183/2010 (cd. "collegato lavoro").

Come si ricorderà, il collegato lavoro prevede che la richiesta da parte dei lavoratori di esigere dei diritti pregressi (riconoscimento degli scatti d’anzianità, assunzione a tempo indeterminato, opposizione al licenziamento ecc.) doveva essere fatta entro lo scorso 22 gennaio. Con questo provvedimento sarà possibile farlo entro tutto il 2011.


4 - EFFETTI INVALSI

Non occorreva essere grandi veggenti per prevedere quello che ci racconta l’articolo che segue. Purtroppo, questo è solo uno dei primi effetti perversi che i test Invalsi stanno producendo nella scuola e che dobbiamo contrastare rifiutando di effettuare le prove a quiz.

I test Invalsi per attrarre studenti

«Così evitiamo i tagli»


È come gli spot della tv. Il biscotto A è migliore del biscotto B perché ha più vitamine e meno zuccheri. E la Mazzini è migliore della Garibaldi perché i suoi studenti sono più bravi sia in italiano che in matematica. Le scuole italiane scoprono la pubblicità comparativa. Sito Internet dell’Istituto Beata Maria Vergine, Merate, provincia di Lecco: «Per testimoniare la qualità del nostro lavoro in classe e per invitare altre scuole a fare altrettanto abbiamo deciso di pubblicare i risultati dei nostri studenti alle prove Invalsi» . E cosa diavolo sono queste prove Invalsi? L’idea degli spot parte proprio da qui. Dire che in questa scuola hanno tutti dieci non funzionerebbe: ogni insegnante ha un suo metro di giudizio e il dieci della Mazzini può valere il sette della Garibaldi.

Ma da qualche anno nelle nostre elementari e medie si fanno anche test di italiano e di matematica uguali per tutti e corretti per tutti allo stesso modo dall’Istituto per la valutazione del sistema educativo, l’Invalsi appunto. Non ci sono simpatie o antipatie, non esistono insegnanti di manica larga o di manica stretta: il metro di giudizio è sempre lo stesso. Grazie a questi test ogni scuola conosce qual è il suo punteggio reale. E può sapere se fa meglio o peggio della media regionale e nazionale. A farsi pubblicità così, naturalmente, sono solo le scuole sopra la media. Le scuole private con l’obiettivo di attirare studenti, visto che vivono di rette oltre che di contributi pubblici. «Naturalmente— dice Stefano Pierantoni, preside dell’Istituto Beata Maria Vergine, vicino a Lecco— vogliamo far vedere che lavoriamo bene. Ma credo che il confronto sia utile per tutti, in modo da estendere i modelli che funzionano e scartare quelli che non funzionano» .

La stessa spiegazione che danno alla media Kolbe di Lecco, 10 punti sopra la media lombarda, 15 sopra quella italiana. Ma a mettere i loro punteggi su internet sono anche scuole pubbliche come la Luciano Manara di Milano o la Valpantena di Verona. Che interesse hanno, loro? «Per una questione di trasparenza — spiegano alla elementare del secondo circolo di Pompei — ma anche per avere un buon numero di richieste. Così riusciamo a salvare gli organici dai tagli» . A ciascuno il suo (motivo), e la pubblicità cresce. In Inghilterra e in alcuni Stati degli Usa pubblicare i risultati è obbligatorio. Esiste una vera e propria classifica delle scuole, dalla migliore alla peggiore, che le famiglie leggono e rileggono al momento delle iscrizioni. In Italia no, ogni istituto conosce solo il proprio risultato. Se vuole può confrontarlo con la media regionale e nazionale ma una graduatoria completa non c’è. «Il nostro obiettivo— dice Elena Ugolini del consiglio d’indirizzo dell’Invalsi — non è dividere tra buoni e cattivi ma valorizzare il lavoro degli insegnanti.

Maestri e professori lavorano in situazioni molto differenti e con ragazzi che arrivano da famiglie molto diverse fra loro» . Ecco, quei numeri ci dicono davvero se la scuola funziona? In realtà così com’è, il dato Invalsi non spiega tutto. Di solito le scuole di città hanno punteggi più alti di quelle di paese, quelle del Nord fanno meglio di quelle del Sud. Ma, all’inizio della carriera scolastica, famiglia e ambiente di provenienza possono pesare più degli insegnanti. Nei prossimi mesi l’Invalsi aggiornerà i risultati depurandoli dagli effetti delle condizioni sociali, economiche e culturali. Neutralizzando, cioè, il vantaggio che lo studente può avere in partenza considerando titolo di studio e lavoro dei genitori, libri e computer che trovano in casa e altro ancora. Il nuovo punteggio indicherà il valore aggiunto dalla scuola, come già si fa in Inghilterra o negli Stati Uniti. Potremmo scoprire che una scuola del centro città è buona solo perché pesca i bambini più fortunati, mentre quella di provincia parte sì svantaggiata ma li fa migliorare molto di più. Anche gli spot dovrebbero cambiare.


[di Lorenzo Salvia, da Il Corriere della Sera 20 febbraio 2011]


5 - INTERVISTA DI TECNICA DELLA SCUOLA A PIERO BERNOCCHI

A Piero Bernocchi, portavoce nazionale della Confederazione Cobas oltre che di Cobas Scuola, abbiamo chiesto di commentare la complessa situazione politico-sindacale che si sta prospettando.

D. A quanto pare almeno fino alle vacanze pasquali sarete assenti dagli scioperi proclami nel comparto scuola?

È il risultato delle norme sull'autoregolamentazione oppure una vostra precisa scelta?

R. - No, non ha a che fare con l’autoregolamentazione, è una nostra scelta, dovuta anche all’estrema frammentazione, al limite del demenziale, degli scioperi nella scuola tra marzo e aprile (ben cinque in un mese) ma soprattutto è conseguenza di una analisi dei punti “caldi” del conflitto nella scuola e dei momenti più efficaci per potenziarlo, che pensiamo si concentreranno tra maggio e giugno.

D. - Sono ormai due anni almeno che nella scuola si susseguono scioperi proclamati dai singoli sindacati di base con adesioni per la verità alquanto modesti.
Non è una situazione quanto meno strana ?
Non pensate che alla fin fine percentuali così modeste non diano alcun fastidio a nessuno?

R. - Ovviamente qui rispondiamo di quel che facciamo noi. In realtà due degli scioperi indetti dai COBAS a partire dall’autunno del 2008 hanno avuto un ottimo successo, quello del 17 ottobre 2008 e quello degli scrutini del giugno 2010. Altri in effetti sono stati soprattutto di testimonianza politico-sindacale su temi però assolutamente cruciali, seppur sottovalutati dalla maggioranza dei docenti ed Ata. Penso ad esempio allo sciopero del 28 gennaio scorso, a fianco della lotta degli operai Fiat che difendevano sacrosanti e universali diritti al lavoro e sindacali. Sapevamo che far scioperare la categoria a fine gennaio, ad un passo dagli scrutini intermedi, con interrogazioni e compiti finali, con pochissimi giorni di organizzazione e di pubblicizzazione dopo le feste di Natale (e per giunta con tutti i principali mass-media che ci hanno ignorato, dedicando un po’ di spazio solo al versante Fiom) era impresa estremamente ardua: ma i principi in gioco erano tali che abbiamo messo in conto anche una risposta di minoranza. E’ evidente che gli scioperi che fanno male alla controparte sono quelli a grande partecipazione, cosa che comunque è successa raramente per gli scioperi nella scuola (il più grande, intorno al 65%, resta quello del 17 febbraio 2000 contro il “concorsaccio” di Berlinguer, indetto dai COBAS e dalla Gilda), che ben poche volte hanno superato il 30-40%, anche quando a convocarli erano Cgil-Cisl-Uil, con l’aggiunta magari dello Snals: non dimentichiamo che circa i due terzi della categoria non sono sindacalizzati. Ma a volte il segnale politico, di “avvertimento” alla categoria e alle controparti, è indispensabile, tenendo anche conto che negli ultimi quindici anni noi siamo stati derubati della democrazia sindacale, non solo non siamo ammessi alle trattative ma neanche possiamo indire assemblee in orario di lavoro, perché quello che sarebbe un diritto di tutti i docenti ed Ata è stato sequestrato dai sindacati concertativi che ne detengono il monopolio. Dunque, a volte lo sciopero serve come forma di estremo allarme su temi cruciali ma non ancora avvertiti come tali dal grosso della categoria, anche per l’impossibilità, in assenza di spazi democratici per i COBAS, di avere con essa un dialogo permanente che la coinvolga tutta.

D. - Parliamo dei rapporti con Flc-Cgil: escludete a priori la possibilità di raggiungere accordi per iniziative comuni?

R. - Noi crediamo che, in tutti i passaggi cruciali dei tentativi governativi di aziendalizzare la scuola pubblica, di immiserirla e frammentarla, condotti nell’ultimo quindicennio (a partire da Berlinguer) sia dal centrodestra sia dal centrosinistra, la Cgil scuola/FLC sia quasi sempre stata dalla parte sbagliata. Ha sostenuto la sedicente “autonomia” scolastica che è stato il primo, e decisivo, grimaldello di scardinamento della scuola pubblica; non si è opposta alla “parità” scolastica berlingueriana che ha ufficializzato l’equivalenza di scuola pubblica e privata, né alla frammentazione regionalistica della scuola contenuta nella Bassanini e nella modifica del Titolo Quinto della Costituzione; ha approvato l’uso aziendalistico dei “fondi di istituto” e l’attacco ai precari condotto da Fioroni con lo smantellamento delle Graduatorie permanenti; oggi non richiede l’assunzione a tempo indeterminato dei precari, non ha fatto alcuna vera opposizione alle sperimentazioni sul presunto “merito” né una vera lotta contro quella parte del decreto Brunetta che vorrebbe introdurre anche nella scuola una presunta “meritocrazia” cialtrona e truffaldina; e si potrebbe continuare a lungo. Insomma, su temi basilari, la differenza tra Cgil e gli altri sindacati concertativi è pressoché irrilevante. La polemica della Cgil (scuola e confederale) con Cisl e Uil ha in realtà una base politica, di ruolo, di potere: la Cgil rifiuta il suo ridimensionamento da parte del governo a favore di Cisl e Uil, né è in grado di accettare, per i ben noti legami politici con il PD, il grado di collaborazione con Berlusconi-Tremonti-Sacconi che Cisl e Uil stanno praticando. Tuttavia, di queste basilari differenze noi non facciamo un dogma a tal punto da non usare momentanee possibili convergenze, e “a priori” non escludiamo nulla: tanto è vero che in questo ultimo biennio noi abbiamo scioperato per ben tre volte (12 dicembre 2008, 12 marzo 2010 e il 28 gennaio scorso, seppure con la Fiom-Cgil) nella stessa giornata già promossa dalla Cgil. Ma da questi scioperi comuni non è emersa né una partecipazione significativamente superiore a quanto entrambi i sindacati sono in grado di mettere in campo (scarsissimo effetto “trascinamento”), nè una qualsivoglia volontà di rapporti corretti da parte della FLC o della Cgil in generale. Basterebbe vedere l’incredibile atteggiamento della Fiom il 28 gennaio: malgrado i nostri operai fossero stati decisivi per i tanti NO al referendum di Mirafiori, malgrado avessimo convocato uno sciopero generale nel giorno di quello Fiom per potenziare e allargare la lotta, non hanno risposto (o hanno risposto NO) alla nostra proposta di manifestazioni unitarie (o almeno di scambio di delegazioni). In realtà la Cgil ha un grosso “scheletro” nell’armadio: e non solo quello della tradizione comunista che ha sempre voluto cancellare le forze alla sua “sinistra”, ma anche quello del rifiuto di qualsiasi “concorrenzialità” che li ha resi i principali artefici della negazione dei diritti minimi sindacali per i COBAS e per il sindacalismo di base.

D. - Scrutini di fine anno. Lo scorso anno il vostro "botto finale" ha avuto obiettivamente un buon riscontro, sia di "visibilità" sia di effettive adesioni. Pensate di ripetere l'iniziativa anche il prossimo giugno?

R. - Penso di sì. Ma una risposta definitiva la potremo dare solo dopo il nostro Esecutivo Nazionale del 26-27 prossimo che deciderà in merito. Anche perché stiamo valutando con favore la possibilità di scioperare durante le prove Invalsi che si terranno nelle scuole tra il 10 e il 13 maggio. La splendida risposta, che noi abbiamo promosso e organizzato ma che ha dilagato oltre le nostre forze raggiungendo il 99% (da Pisa a Torino, da Cagliari a Napoli, da Milano a Massa Carrara) di NO secchi, contro la truffa della sperimentazione sul sedicente “merito”, ci ha confermato che nelle scuole permane quella forte carica anti-gerarchica che aveva già battuto il “concorsaccio” berlingueriano. I docenti capiscono bene che non solo Gelmini-Brunetta non sono minimamente in grado di valutare la qualità del lavoro docente, ma che non sono proprio interessati alla qualità della scuola, che, per ordine di Tremonti, sono invece impegnati a impoverire sempre più: e che la favoletta della “meritocrazia” serve solo a dividere la categoria permettendo la vittoria della squallida “scuola-miseria” che è nell’orizzonte governativo. Però Gelmini non si arrenderà: e l’Invalsi è la pietra miliare per qualsiasi forma coatta e truffaldina di valutazione. Su questo punto, però non c’è ancora piena coscienza nella categoria: per questo piazzare uno sciopero nel periodo delle prove servirebbe ad accendere un potente faro sull’argomento. Naturalmente lo sciopero metterebbe in campo anche gli altri temi rivendicativi, dall’assunzione dei precari alla cancellazione dei disastrosi tagli (non va dimenticato che la terza tranche di essi, che eliminerà più di 40 mila altri posti di lavoro, verrà alla luce con la presentazione degli organici proprio intorno alla metà di maggio), dal recupero degli scatti di anzianità allo sblocco dei contratti. Ma anche sullo sciopero eventuale di maggio sarà il nostro prossimo Esecutivo a decidere.

18 febbraio 2011

CONFERMATO IL BLOCCO DEGLI SCATTI DI ANZIANITÀ E IL BLUFF DEI SINDACATI "RESPONSABILI"

lunedì 7 febbraio 2011 · Posted in

Ma quali intese!! Ma quali scatti ripristinati!!! Confrontate i cedolini di Dicembre 2010 con quelli di Gennaio 2011: capirete che gli scatti sono stati bloccati per 2 anni

E' stato firmato il decreto di “sblocco” degli scatti di anzianità e, ancora una volta, troviamo le “sorprese” riservataci dai sindacati firmatari che inneggiano alla vittoria e attaccano gli “irresponsabili” che hanno sempre parlato di “accordo truffa”.

Ebbene si, noi confermiamo che la finanziaria estiva di Tremonti e l'accordo tra MIUR e CISL, UIL, SNALS e GILDA è stata una truffa per i lavoratori della scuola.

Spiegateci cosa c'è di positivo nella firma del decreto che ripristina solo 1 anno su 3!!!

Si spieghi ai lavoratori della scuola che per avere un anno di “sblocco” dell'anzianità, la scuola ha subito il più grande licenziamento di massa di tutta la storia italiana. In cambio del taglio di personale e di risorse della scuola Cisl, Uil, Snals e Gilda, applaudono al governo che restituirebbe una quota di salario che non avrebbe dovuto essere tagliata, perché inserita nel contratto collettivo nazionale. A meno che essi non spieghino ai lavoratori che il CCNL non ha più valore e in qualsiasi momento la parte padronale può “ritoccarlo in peggio” (Accordo Fiat docet). Ma noi chiediamo a questi sindacati :”cosa avete fatto per raggiungere tale obiettivo?” Risposta: “Nulla”! I Cobas hanno reso possibile questo recupero, grazie agli scioperi, al grande blocco degli scrutini di giugno 2010 e alle mille manifestazioni, mentre i sindacati che ora esultano ed addirittura rivendicano il merito di aver recuperato lo scatto salariale del 2010 , “trattavano “ seduti in comode poltrone al MIUR.

Spiegate che il contratto della scuola è stato bloccato per 4 anni!!

Spiegate come mai sul cedolino di Gennaio 2011 le scadenze degli scatti di anzianità sono state “allungate” di 2 anni. Invitiamo tutti i lavoratori della scuola a controllare i propri cedolini di dicembre 2010 e confrontarli con quelli di Gennaio 2011: noterete che chi aveva, per esempio, il contratto in scadenza nel 2012 adesso lo avrà nel 2014. Ciò significa che il blocco dei 2 anni, come avevamo sempre detto e scritto, è rimasto anzi è stato “ufficializzato” con l'inserimento nel cedolino.

Chiaramente ci direte che il prossimo anno farete una ulteriore verifica dei risparmi (cioè dei fondi tagliati alla scuola, ai precari) e verificherete se ci sarà la possibilità di un ulteriore “sblocco”, nel frattempo tutti i lavoratori avranno “assorbito il colpo” e quindi sarà naturale mantenere le cose come stanno.

Stiamo assistendo ad un attacco contro i diritti dei lavoratori che non ha precedenti: in parallelo a quello micidiale alla scuola pubblica, il capo-Fiat Marchionne guida l’assalto contro ciò che resta dei diritti degli operai: tutto ciò con la complicità dei sindacati concertativi !

LE SCUOLE RIFIUTANO LE SPERIMENTAZIONI SUL MERITO

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ORA RIFIUTIAMO ANCHE LE PROVE INVALSI

(CHE NON SONO OBBLIGATORIE)

Sia a PISA che a TORINO che a NAPOLI il Ministero non è riuscito a trovare le 20 scuole che dovevano sottoporsi alla sperimentazione sul merito: i Collegi docenti, in massa e a larghissima maggioranza, hanno detto NO. Il Ministero ha allora aggiunto altre due città (Milano e Cagliari) ed ha allargato prima alle intere province di Torino e Napoli ed ora a tutto il Piemonte la ricerca delle scuole volontarie.

I docenti hanno capito che la sperimentazione ministeriale è una truffa e, tra l’altro, nei prossimi due anni per il cosiddetto merito non ci sarà neanche un euro e hanno dato una grandissima prova di resistenza e di difesa della libertà di insegnamento. E’ ormai chiaro a tutti infatti che il succo delle sperimentazioni sul merito che la Gelmini sta cercando di far partire in 4 città italiane si basa sui testi INVALSI e che il vero ruolo delle prove INVALSI è quello di valutare i docenti e di agganciare ai risultati dei test la carriera dei docenti. A SECONDA DI COME I TUOI STUDENTI SVOLGONO I QUIZ, SARA’ STABILITO IL TUO STIPENDIO. Tutto ciò è risultato inaccettabile anche da parte di chi è favorevole alla valutazione.

Ora occorre opporci alle prove INVALSI che, è bene ricordarlo, non sono affatto obbligatorie.

Per invitare le scuole alla somministrazione delle prove INVALSI, quest’anno il Ministero non si è scomodato nemmeno a fare una circolare, se la cava con una semplice Nota. Con la Nota 30 dicembre 2010, Prot. N. 3813 si afferma ancora una volta il principio della collaborazione degli insegnanti in tutte le diverse fasi della procedura secondo le modalità che saranno successivamente comunicate dall’INVALSI. Si specifica che l’art.3, comma 1, lettera b, della legge 28 marzo 2003, n.53 assegna all’Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione (INVALSI) il compito di effettuare verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze ed abilità degli studenti e sulla qualità complessiva dell’offerta formativa delle istituzioni scolastiche.

Invece la Corte di Cassazione ( sentenza n. 23031 del 2 novembre 2007) ha sancito, in modo definitivo, che una circolare (e una Nota ha anche meno valore di una circolare!) ha natura di atto meramente interno della pubblica amministrazione, esprime esclusivamente un parere e non vincola addirittura nemmeno la stessa autorità che l'ha emanata.

Non è scritto da nessuna parte che i Docenti siano tenuti obbligatoriamente a somministrare le prove ed a collaborare all’eventuale organizzazione delle stesse: il contratto nazionale di lavoro non prevede alcun obbligo di questo tipo per gli insegnanti, né tra gli obblighi di servizio, né nella funzione docente. Ciascun docente ha facoltà, nelle proprie ore di lezione, di decidere quali attività debbano essere svolte (sulla base del POF d’Istituto e della programmazione annuale e settimanale) senza che chicchessia possa imporre altre attività prive dell’adesione degli insegnanti dell’Istituto, poiché secondo l’ art. 7 comma 2 testo unico sulla scuola l’impostazione della didattica e dei criteri di valutazione è nella esclusiva competenza del Collegio dei Docenti.

Il Dirigente scolastico non ha alcuna facoltà o potere di aderire autonomamente alle prove Invalsi, poiché tale decisione sarebbe illegittima, secondo la normativa vigente e, tanto più è illegittima se il Collegio dei Docenti delibera la non adesione alle prove Invalsi. Invitiamo perciò i docenti a chiedere che il Collegio si esprima mettendo l’argomento all’odg e nel caso che il dirigente si rifiuti di farlo di raccogliere un terzo delle firme dei componenti del Collegio.

Prove Invalsi: no dei Cobas- la truffa della Gelmini

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Prove Invalsi: no dei Cobas di R.P. 30/01/2011 http://www.tecnicadellascuola.it/in...

Materiali contro le prove Invalsi

Fallito il tentativo del Ministero di avviare una sperimentazione sulla valutazione dei docenti e delle scuole, si apre adesso la questione della rilevazione degli apprendimenti. I Cobas invitano le scuole a contestare i test dell’Invalsi.

La “vittoria” conseguita dai sindacati di base che sono riusciti di fatto a far fallire il progetto sulla sperimentazione della valutazione delle scuole e dei docenti serve adesso ai Cobas a rilanciare la protesta contro le prove Invalsi destinate alla rilevazione degli apprendimenti nelle scuole primarie e secondarie (saranno coinvolti non meno di due milioni e mezzo di alunni delle classi II e V della primaria, I della secondaria di primo grado e II della superiore). A Torino, in particolar modo, i Cobas ritengono che la decisione della direzione regionale di estendere la sperimentazione della valutazione dei docenti a tutte le province del Piemonte sia la prova che il programma ideato dal Ministero sia del tutto fallito e che le scuole non abbiano nessuna intenzione di aderire ad un progetto finanziato con i risparmi derivanti da tagli di cattedre e licenziamenti di personale precario. E così, adesso, i Cobas si preparano ad una nuova battaglia, quella contro le prove Invalsi che, a parere del sindacato di base guidato da Piero Bernocchi, hanno il solo scopo di contribuire a mettere in piedi un meccanismo che servirà a collegare lo stipendio del singolo insegnante ai risultati ottenuti dai propri allievi. In realtà appare difficile, se non impossibile, che questo meccanismo possa essere messo in funzione in tempi ragionevoli; intanto c’è il fatto che le rilevazioni dell’Invalsi riguardano per ora solamente l’italiano e la matematica e se davvero gli esiti dei test dovessero servire per definire gli stipendi, questo significherebbe escludere a priori da ogni possibile beneficio economico un buon 30 dei docenti italiani. E poi c’è il fatto che la notevole mobilità del personale renderebbe di fatto un meccanismo del genere del tutto iniquo e inattendibile: un docente che arriva per trasferimento in una nuova classe, soprattutto se si tratta di una classe finale, non potrebbe essere considerato “responsabile” dei cattivi (o buoni) risultati dei propri allievi. I Cobas sono comunque convinti che i test dell’Invalsi serviranno a stilare graduatorie di insegnanti e per questo motivo stanno invitando i collegi dei docenti a rifiutare la somministrazione delle prove, adducendo tra l’altro motivazioni anche di carattere giuridico alla tesi secondo cui la stessa somministrazione non sarebbe obbligatoria. C’è da dire che la “battaglia” contro le prove Invalsi non è un fatto nuovo: già negli anni passati aveva infiammato le scuole; negli ultimi anni si era un po’ spenta. Sarà interessante vedere se, adesso, complici le ultime decisioni del Ministero sulla valutazione dei docenti, la battaglia riprenderà con rinnovato vigore.

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