Maturità non cambia nulla !

martedì 28 ottobre 2014

Dietrofront del governo nella legge di Stabilità. Ma la modifica potrebbe rispuntare

Restano i commissari esterni e i compensi previsti per tutti 

Dietrofront del governo sulla cancellazione dei commissari esterni agli esami di maturità. L'esecutivo ha deciso di non riformare nella legge di Stabilità la disciplina che regola la composizione delle commissioni per gli esami di stato delle secondarie di II grado. E quindi, almeno per quest'anno, gli esami si terranno con la solita commissione suddivisa a metà tra membri interni e membri esterni. Nessun taglio è previsto, inoltre, per i compensi dovuti ai commissari, che saranno versati facendo riferimento alla tabella allegata al decreto del 2007. Per cui dei 147 milioni di risparmi che la legge di stabilità contabilizzava in relazione alla msiura non se ne realizzerà neanche uno.

Secondo quanto risulta Italia Oggi, il governo starebbe valutando la possibilità di introdurre la cancellazione dei commissari esterni direttamente nei provvedimenti che seguiranno al rapporto La Buona Scuola, agli inizi del prossimo anno. Si tratterebbe dunque solo del rinvio di un anno della riforma.
La cancellazione dei commissari esterni aveva suscitato una reazioni contrarie all'unisono da parte delle varie componenti della scuola, rappresentative e non. In primis per ragioni di opportunità, legate al fatto che l'eliminazione dei commissari esterni sarebbe scattata anche per le scuole paritarie, con l'unico componente esterno, il presidente, a cui però è affidato il compito di controllare la regolarità delle operazioni e non di partecipare alle valutazioni delle singole discipline. Insomma, sarebbe scattata una facile accusa al governo di voler dare una mano ai diplomifici.
Ma il vero punto debole della misura era di natura meramente giuridica. L'indennità che viene versata ai commissari, infatti, ha la funzione di retribuire i maggiori oneri che vengono sostenuti dai commissari durante lo svolgimento degli esami. Si tratta, in buona sostanza, di un compenso accessorio che, da sempre, viene riconosciuto a titolo di indennità di funzione. La cancellazione di questo emolumento avrebbe ingenerato, dunque, un forte contenzioso con probabile soccombenza dell'amministrazione. Nel nostro ordinamento, infatti, il lavoro gratuito è vietato dalla legge. E il principio di giusta retribuzione, secondo la Corte di Cassazione, si intende soddisfatto solo qualora vengano rispettati i minimi salariali previsti dai contratti collettivi. Nel caso degli esami di stato, sebbene la legge preveda che vengano fissati al tavolo negoziale, ad oggi sono determinati da un decreto ministeriale. Ma la cancellazione tout court del diritto all'indennizzo avrebbe potuto sollevare anche interrogativi in termini di legittimità costituzionale. Tanto più che vi sono già precedenti in materie analoghe per quanto riguarda i magistrati. Insomma, la realizzazione di quanto previsto dagli intendimenti del governo, alla lunga, avrebbe potuto determinare l'effetto contrario, con il governo costretto a risarcire i diretti interessati.
A ciò va aggiunto il fatto che, a fronte della mancata retribuzione dei maggiori oneri derivanti dagli esami, si sarebbe potuto verificare un aumento della assenze per malattia. Tanto più che l'età media dei docenti è piuttosto elevata e, dunque, non sono rari i casi di insegnanti che, pur soffrendo di patologie anche serie, si astengono dalla fruizione delle assenze per malattia resistendo fino alla fine, anche per effetto della necessità di guadagnare qualcosa in più grazie agli esami. Per non parlare della sindrome da burn out, che sui docenti ha un'incidenza due volta superiore rispetto alla media e subisce picchi parossistici proprio in coincidenza con la fine dell'anno, per effetto del maggiore stress da lavoro. L'insorgenza di fenomeni di questo tipo, quindi, avrebbe messo a rischio l'ordinario svolgimento degli esami, di fatto, reintroducendo i commissari esterni sotto forma di supplenti.

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