Ministri sui banchi spot a larghe intese

martedì 23 settembre 2014

Nella giornata in cui otto milioni di studenti rientrano in aula in quindici regioni, il premier ha pubblicizzato la riforma che piace anche a Mariastella Gelmini. Tutto l’esecutivo ha ribadito l’impegno ad assumere «149 mila precari» a settembre 2015. Ma nessuno ha spiegato perché il contratto dei docenti dovrà fermarsi per un altro anno e gli scatti di anzianità saranno sostituiti con quelli «di competenza» comprimendo ulteriormente i già magri stipendi. 
I docenti scioperano con i Cobas e gli studenti si preparano a protestare venerdì 10 ottobre

imo giorno di scuola per il governo Renzi. Con la car­tella e lo zaino in spalla, ma senza grem­biule, ieri molti mini­stri si sono seduti tra
i ban­chi. Facen­dosi largo tra inse­gnanti e docenti, il pre­si­dente del Con­si­glio Renzi è andato alla Don Pino Puglisi, nel quar­tiere Bran­cac­cio di Palermo, Gian­nini all’istituto tec­nico agra­rio Emi­lio Sereni di Roma, Madia al Neruda di Roma Nord. Poletti, Del­rio e Gal­letti in Emi­lia Romagna.
In una gior­nata di mas­sic­cia pro­pa­ganda rivolta a quasi 8 milioni di stu­denti di 15 regioni (domani aprono le scuole anche in Puglia e Sici­lia), Renzi ha riba­dito l’impegno di assu­mere «149 mila pre­cari» a set­tem­bre 2015. Nes­sun espo­nente dell’esecutivo ha spie­gato per­ché il con­tratto dei docenti è stato bloc­cato anche per il 2015.
Ai docenti pre­cari con il tiro­ci­nio for­ma­tivo attivo (Tfa) che lo hanno con­te­stato a Palermo insieme agli stu­denti medi, Renzi non ha spie­gato per­ché non ver­ranno assunti, dopo averli obbli­gati ad abi­li­tarsi. In que­sta situa­zione ci sono anche gli abi­li­tati Pas: in totale oltre 80 mila per­sone. Nel 2015 que­ste per­sone rischiano di restare disoc­cu­pate se non riu­sci­ranno a vin­cere una cat­te­dra nel con­corso che il Miur si appre­sta a ban­dire. Nella «buona scuola» ci sarà infatti solo un’unica fascia di inse­gnanti abi­li­tati da uti­liz­zare nei rari casi in cui le sup­plenze non potranno essere coperte con i docenti di ruolo.
Il nuovo anno sco­la­stico è comin­ciato all’insegna dello slo­gan: lavo­rare (non) tutti per gua­da­gnare tutti di meno. In attesa della par­tenza della con­sul­ta­zione pub­blica e online sul «patto edu­ca­tivo» (www.labuonascuola.gov.it), Renzi si è espresso in maniera crip­tica sulla risorse neces­sa­rie per le assun­zioni. «Faremo di tutto per assu­mere i pre­cari. – ha detto — Non vuol dire che li but­te­remo den­tro, ma che stiamo cam­biando il sistema per far sì che ciò avvenga. Ma occorre fare uno sforzo da parte di tutti per cam­biare il sistema».
Il pre­mier intende finan­ziare il nuovo sistema (900 milioni di euro pro­messi nella legge di sta­bi­lità 2014, altri 2,7 nel 2015) tagliando le sup­plenze brevi. In que­sto modo rischia di met­tere alla porta cen­ti­naia di migliaia di pre­cari non inclusi nelle gra­dua­to­rie ad esau­ri­mento, ma che lavo­rano già da anni nella scuola. Ai 149 mila pre­cari che pro­mette di assu­mere, Renzi chiede invece lo «sforzo» di rinun­ciare all’aumento dei loro magri sti­pendi. In più dovranno rispon­dere alle chia­mate del preside-manager per tap­pare i buchi lasciati dai docenti assenti. Il governo la chiama «mobi­lità». In realtà si tratta del vec­chio «lavoro a chia­mata» (job on call) adat­tato ad un per­so­nale che dovrebbe rice­vere uno sti­pen­dio ogni mese. A que­sti pre­cari il pre­mier non ha spie­gato per­ché gli «scatti di com­pe­tenza» che sosti­tui­ranno quelli di anzia­nità riguar­de­ranno solo il 66% dei docenti «meri­te­voli» e si tra­dur­ranno a regime in tagli agli sti­pendi fino a 331 milioni di euro (da 26 fino a 75 euro a testa).
In una gior­nata pas­sata all’offensiva, dove non c’era spa­zio per con­trad­di­zioni ma solo per un oriz­zonte radioso, la mini­stra dell’Istruzione Gian­nini si è difesa dalle cri­ti­che al pro­getto sulla «buona scuola»: «Mai par­lato di azien­da­liz­za­zione», ha assi­cu­rato. E ha pun­tato sull’«oggettività» della valu­ta­zione quan­ti­ta­tiva che misu­rerà il «merito». Un’oggettività con­te­stata dagli stu­denti e dai comi­tati dei pre­cari in quanto espres­sione di una visione “neo­li­be­ri­sta” dell’istruzione ispi­rata alla con­cor­renza tra gli inse­gnanti e ad una cul­tura basata sul “problem-solving” e non sulle capa­cità critiche.
Men­tre la rete degli stu­denti medi ha fatto un blitz ieri al Miur, gli stu­denti dell’Uds hanno con­te­stato Gian­nini a Roma e la mini­stra della Difesa Pinotti a Genova: «Non è la scuola a dover pie­garsi ad un modello di svi­luppo ingiu­sto che inve­ste in basse com­pe­tenze e che ci vuole solo pre­cari – ha detto il coor­di­na­tore Uds Danilo Lam­pis — ma è il modello di svi­luppo a dover cam­biare a par­tire da un rin­no­vato ruolo dei saperi».
Venerdì 10 otto­bre tutti gli stu­denti scen­de­ranno in piazza per con­te­stare la riforma. I Cobas di Piero Ber­noc­chi hanno dichia­rato lo scio­pero gene­rale pro­prio quel giorno. È pro­ba­bile che in piazza ci saranno anche i pre­cari abi­li­tati esclusi.  Roberto Ciccarelli

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